Il cardinale Ravasi, 78 anni, presidente del Pontificio consiglio per la cultura, è uomo di cultura immensa, ha sempre vissuto tra i libri. Tutto il suo lavoro è stato destinato ad “annunciare la parola”, secondo il motto “Predica verbum” suggeritogli da Massimo Cacciari quando divenne arcivescovo. Ma il suo annunciare non rinuncia alla curiosità e all’apertura, mai. Il suo ultimo libro contiene 365, anzi 366 brevi meditazioni quotidiane che sono un piacere per ogni lettore, credente o non credente. Meditazioni che sono ben lontane dallo sfoggio di conoscenza ed erudizione ma sono uno spunto per ulteriori riflessioni personali e successive. Riflessioni che in qualche modo il primo lockdown ha favorito in qualche modo, fermando un mondo impazzito nel correre, ritornando allo spazio della solitudine e anche al confronto con l’effimero dell’esistenza e con la morte. Ora si rischia di aver dimenticato dopo poco tempo già tutto e per questo Ravasi ci chiede di fermarci un po’ tutti i giorni e di leggere. Meditare una pagina, soltanto una pagina. Perché se è necessario in questo momento la necessità di alimentare la speranza di un ritorno alla normalità delle relazioni umane e anche altrettanto vero che dobbiamo alimentare questa fase di ascolto, incontro, parola. Per non cadere nel tranello di diventare una società smemorata che non ha speranza nel futuro e che non guarda al passato perché ha un presente frammentato e vuoto. “Meditare”, “Ricordare” è “riportare al cuore”, quindi è un’esperienza. Quello che secondo la cultura indiana, ricorda Ravasi, è la terza tappa dell’esistenza di una persona: la tappa del bosco, cioè ritirarsi all’ombra, essere capaci di trovare anche nella solitudine, la capacità di riflettere, ritrovare la parola che ha senso, ritrovare un po’ più se stessi.
Scolpire l’anima
di Gianfranco Ravasi
Mondadori
22 euro
