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Giovedì 2 maggio 2024

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Carne, ossa, fili, microchip: se l’uomo diventa bionico

 “Corpi estranei” finestra aperta sulla convivenza con dispositivi elettrici o meccanici impiantati nel corpo

La Guida - Carne, ossa, fili, microchip: se l’uomo diventa bionico

Pacemaker, neurostimolatori, defibrillatori impiantabili, protesi e altri dispositivi sono gli elementi di “corpi tecnologicamente modificati”. È esperienza della stessa autrice, ricercatrice e giornalista che dal 2008 convive con un “coinquilino meccanico”, un defibrillatore cardiaco per la cura di aritmie ventricolari potenzialmente pericolose. E chiarisce subito che “sentire il proprio corpo che suona (in caso di malfunzionamento del dispositivo) non è una esperienza naturale, va oltre i confini della biologia”.
Proprio su questi confini franosi si muove Cinzia Pozzi, perché il suo libro è anzitutto una ricerca sul campo in senso stretto. Scartando l’ipotesi di un testo tecnico, senza comunque rinunciare al rigore, preferisce infatti appoggiarsi alle esperienza dirette di coloro che vivono con un “corpo non più fatto solo di carne e ossa, ma anche di fili e microchip”.
L’impianto di un dispositivo del genere, pur nella consapevolezza della sua importanza per la vita, è comunque una prova psicologicamente rilevante dovuta alla presenza di un corpo estraneo da accettare e accudire. Con un linguaggio diretto significa farsi “aggiustare” periodicamente. La vita bionica è un percorso a ostacoli, perché è pur sempre una macchina quella che viene impiantata, soggetta a usura e malfunzionamento.
L’uomo bionico non è un eroe. Non si è nel campo della fantascienza, anche se leggendo alcune pagine del libro può apparire così. È la vita quotidiana di una persona a imporsi come orizzonte di cura.
C’è anzitutto la necessità di “accettarsi” e di adattarsi “perché avere un pezzo meccanico dentro di sé ti costringe a farlo senza mezzi termini”. In qualche caso, riferisce l’autrice, c’è persino la reazione opposta di rifiuto, perché significa uscire dalla comunità di “disabili” che garantisce condivisione, aiuto e senso di appartenenza, per accedere a un territorio sociale del tutto sconosciuto.
Così la riflessione va a coinvolgere il tema dell’inclusione, del riconquistare il proprio posto nel mondo. “Diventare invisibili” è l’espressione che usa l’autrice per esprimere le problematiche relative al reinserimento. Il contesto socioculturale, in cui si trova a vivere la persona cui è stato impiantato un dispositivo elettrico o meccanico, è fondamentale a cominciare da “quei piccoli e grandi impicci della convivenza con le terapie impiantabili”, per esempio i campi magnetici o le apparecchiature elettriche di uso quotidiano, fino ai risvolti estetici circa il corpo.
La preoccupazione dell’autrice è così quella di condividere sensazioni ed esperienze convinta che la cura del sintomo deve mettere in primo piano la cura della persona. Apre una finestra anche sul futuro, “bizzarro”, a tratti inquietante, non senza però chiarire che “la tecnologia da sola non cura”.


Corpi estranei
di Cinzia Pozzi

Codice
16 euro

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