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Lunedì 29 aprile 2024

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Carcasse di animali interrate nel parco safari, tre a giudizio

Il processo è rinviato al 19 gennaio per il completamento dell’istruttoria con gli ultimi testimoni della difesa

La Guida - Carcasse di animali interrate nel parco safari, tre a giudizio

Murazzano – Doveva essere un normale controllo di routine sui registri del parco safari di Murazzano, ma il 16 ottobre 2020 i Carabinieri Forestali scoprirono che all’interno del parco erano state interrate illegalmente le carcasse di un dromedario, un lama, un canguro e uno struzzo.
I militari avevano notato alcune discrepanze nei registri degli animali presenti nel parco e di quelli morti; quando notarono un’area di terra movimentata, si insospettirono e chiamarono l’escavatore per controllare. Dalla buca profonda più di un metro emersero le carcasse di alcuni animali, tra cui quella di un dromedario individuato tramite il microchip, che però dai registri del parco risultava essere stato spedito ad un parco di Sondrio il 10 agosto di quell’anno. C’era anche il modulo relativo a quel trasporto con le firme del responsabile del parco T. F. e del veterinario A. C., rinviati a giudizio insieme all’amministratore del parco safari Z. Y., per falsità nei registri e falsità ideologica, mentre un altro processo si occuperà della questione relativa al contestato smaltimento illegale delle carcasse degli animali morti. In aula il tenente che aveva eseguito quel controllo e svolto le indagini ha riferito che circa un mese dopo quell’intervento, al servizio veterinario della Asl Cn1 arrivarono i certificati di morte degli animali oggetto del controllo, certificati inviati a novembre ma relativi a decessi avvenuti tutti nella prima quindicina di agosto. Su espressa domanda di uno dei difensori degli imputati, il tenente dei Carabinieri Forestali ha riferito che a giustificazione dello smaltimento illegale il direttore del parco avrebbe detto di aver avuto in quel periodo problemi di Covid con il servizio smaltimento degli animali morti e di aver dovuto far fronte anche a un problema di funzionamento delle celle frigorifero.
Dalla testimonianza resa da una collega del veterinario imputato è emerso poi che non compete ai privati professionisti redigere certificati di morte, ma al veterinario della Asl e che quelli redatti dal loro studio erano stati fatti solo per il loro archivio personale a scopo di tracciamento degli animali che avevano in cura su incarico della direzione del parco.
Riguardo allo smaltimento delle carcasse è emerso che le uniche deroghe riguardano gli animali di affezione posseduti da privati cittadini e gli animali morti in alpeggio, mentre per tutti gli altri, appartenenti a parchi e zoo, dopo aver ottenuto il certificato di morte dal veterinario, si devono contattare i siti di smaltimento, compilare il formulario per lo scarico e pagare il costo dello smaltimento. Il processo è stato rinviato al 19 gennaio per il completamento dell’istruttoria con gli ultimi testimoni della difesa. 

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