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Martedì 21 maggio 2024

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Il pomodoro italiano in Gran Bretagna dal campo allo stabilimento

Il prodotto viaggia senza perdere traccia della sua storia

La Guida - Il pomodoro italiano in Gran Bretagna  dal campo allo stabilimento

Cuneo – Un significativo esempio di applicazione della tecnologia blockchain è l’iniziativa che vede protagoniste Coldiretti e Princes Industrie Alimentari (azienda che gestisce il più grande stabilimento in Europa per la trasformazione del pomodoro) finalizzata alla tracciabilità del pomodoro nell’ambito di un accordo nazionale di filiera per la sostenibilità e l’etica della filiera pomodoro 100% made in Italy, produzione che vede l’Italia coprire il 39,9% dell’intera produzione europea con più di sei milioni di tonnellate.
Coldiretti e Princes hanno sviluppato in maniera congiunta una piattaforma digitale basata sulla tecnologia blockchain applicata per la prima volta in Italia a un prodotto trasformato industrialmente. Per realizzarla è stato importante il coinvolgimento di tutta la filiera, che coinvolge 300 aziende, 19 cooperative e nove associazioni dei produttori, impegnate nel piano triennale a tracciare ogni loro fornitura.
Quasi un barattolo di pomodori pelati made in Italy su cinque esportati finisce in Gran Bretagna, primo partner commerciale con il nostro Paese per importazione dei derivati del pomodoro con circa 350 milioni di euro nel 2020, settore alle prese con l’impatto dei nuovi standard imposti dalla Brexit.
Con l’avvento della tecnologia blockchain è possibile fissare immutabilmente in un database pubblico tutti i dati relativi al “viaggio” del pomodoro dal campo allo stabilimento industriale, dall’origine del prodotto (tutti gli appezzamenti di terreno coltivati), ai lavoratori assunti per la raccolta ed ai macchinari utilizzati nonché i dati relativi al trasporto e alla trasformazione, un progetto riferito a un totale di quasi tre milioni di quintali di prodotto destinato all’estero dove le grandi catene chiedono il rispetto di precisi standard sanitari, ambientali e di tutela del lavoro contro il caporalato. Si tratta di una esperienza che garantisce la rintracciabilità di quasi il 10% delle conserve di pomodoro made in Italy.

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