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Mercoledì 1 maggio 2024

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Prescrizione, una riforma che non convince

Suscita perplessità l'ipotesi di abolire questa tutela dal processo penale. Anche a Cuneo gli avvocati si astengono

La Guida - Prescrizione, una riforma che non convince

Cuneo – La riforma della giustizia e l’ipotesi di togliere la prescrizione dal processo penale stanno suscitando proteste. L’Unione regionale dei consigli degli Ordini degli avvocati del Piemonte e della Valle d’Aosta, aderendo alla delibera dell’Ufficio di coordinamento dell’organismo congressuale forense, ha indetto per venerdì 25 ottobre l’astensione dalle udienze e da tutte le attività giudiziarie, in ogni settore della giurisdizione. Un’iniziativa simile è stata adottata anche dalla giunta dell’Unione delle camere penali italiane: astensione dalle udienze e da ogni attività giudiziaria in ambito penale dal 21 al 25 ottobre.
Al centro della protesta, l’intenzione del governo di consentire con l’entrata in vigore, dal 1° gennaio 2020, delle disposizioni della legge cosiddetta “spazzacorrotti” relative alla sostanziale abrogazione dell’istituto della prescrizione nel processo penale: un’idea che sta alimentando critiche e perplessità tra gli operatori del diritto. Questa riforma, secondo gli avvocati, “avrebbe una portata devastante sui diritti fondamentali di ciascuno di noi”, perché “determinerebbe una sostanziale e insanabile incertezza riguardo al periodo di svolgimento e un allungamento ‘sine die’ dei tempi di definizione dei processi penali in grado d’appello, compresi per di più i procedimenti in cui l’imputato sia stato assolto in primo grado”.
Nel nostro ordinamento la prescrizione è una causa estintiva del reato costituita dal decorso del tempo senza che alla commissione del reato segua una sentenza di condanna irrevocabile. Tra le diverse ragioni ispiratrici di tale istituto giuridico si menzionano la ragionevole durata del processo, garantita sia a livello costituzionale (art. 111 Costituzione) che a livello comunitario (art. 6 Cedu), e il venir meno col trascorrere del tempo dell’esigenze repressive dello Stato.
Tale riforma andrebbe a sospendere, indipendentemente dalla pronuncia di condanna o di assoluzione, il corso della prescrizione dalla sentenza di primo grado – o del  decreto di condanna – fino alla data di esecutività della sentenza che definisce il giudizio o dell’irrevocabilità del decreto di condanna. Così disponendo, il cittadino, sia imputato sia parte offesa dal reato, potrebbe soggiacere per un tempo indefinito ai ritmi – sempre più lenti – della giustizia, cioè fino a quando lo Stato non sarà in grado di celebrare definitivamente il processo che lo riguarda.

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