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Sabato 27 aprile 2024

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Truffa di un’assicurazione tramite Internet, assolta una donna

Furti di identità e codici di polizza non corretti, ma per l'imputata non era stata provata in maniera certa e inequivocabile la responsabilità penale

La Guida - Truffa di un’assicurazione tramite Internet, assolta una donna

Centallo – Si è concluso con un’assoluzione il processo per truffa a carico di G. B., una donna residente a Giugliano (in provincia di Napoli), accusata di essersi appropriata dell’identità di una broker assicurativa per mettere in atto una truffa ai danni di una signora che su Internet aveva cercato la migliore offerta per stipulare un’assicurazione auto. I fatti risalgono a luglio 2021, quando la vittima del raggiro cercò sul sito facile.itl’offerta assicurativa più vantaggiosa. Trascorsi appena dieci minuti, la donna ricevette la telefonata di G. B., che si spacciava per broker assicuratrice e si offriva di fornire informazioni più dettagliate riguardo alle offerte più convenienti, presentandone due a confronto; dall’altro capo del telefono la vittima scelse quella di una nota società assicurativa e inviò i soldi con bonifico sul conto della broker che aveva spedito via mail all’acquirente anche tutti documenti relativi alla propria posizione lavorativa come broker. Dopo aver inviato i 300 euro però l’imputata si rese irreperibile bloccando il numero di telefono della vittima del raggiro che da successive ricerche su Internet si rese conto di quanto fosse stata orchestrata bene la truffa in cui era cascata. Il codice Ivass identificativo della broker era effettivamente esistente ma riferito a un’altra agente di commercio che a sua volta fece denuncia per furto d’identità. Anche all’assicurazione negarono di aver mai stipulato quel contratto assicurativo perché il numero usato era inesistente nei loro registri. Dalle indagini degli inquirenti risultò che i movimenti sul conto erano stati effettuati da un uomo, anche lui residente a Giugliano, così come al Comune dell’hinterland napoletano appartenevano le celle telefoniche da cui erano partite le chiamate. L’unico riferimento all’imputata era la carta d’identità con cui era stato aperto il conto postale, carta di cui non fu mai denunciato il furto o lo smarrimento. In una memoria presenta nel corso dell’ultima udienza e letta dall’avvocato difensore, l’imputata dichiarava di essere stata anche lei vittima di furto d’identità da parte di un conoscente a cui aveva prestato il proprio documento d’identità. Per l’accusa però gli elementi raccolti avevano pienamente dimostrato la responsabilità dell’imputata per la quale sono stati chiesti sei mesi di reclusione. Una tesi contestata dalla difesa e condivisa dalla giudice che ha assolto l’imputata perché non era stata provata in maniera certa e inequivocabile la responsabilità penale della donna.

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