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Venerdì 26 aprile 2024

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È morto Alberto Bosi, professore, filosofo e traduttore

Collaboratore de La Guida (suo l'editoriale dell'ultimo numero), aveva 79 anni. I funerali sabato 6 maggio alle 14,30

La Guida - È morto Alberto Bosi, professore, filosofo e traduttore

Cuneo – È morto nella notte tra giovedì 4 e venerdì 5 maggio, Alberto Bosi, insegnante in pensione, filosofo, studioso e traduttore. Aveva 79 anni. Collaboratore de La Guida (l’ultimo suo articolo l’editoriale di questa settimana dal titolo “Che sarà dei nostri libri dopo di noi? https://laguida.it/2023/05/05/dopo-di-noi-che-fine-faranno-i-nostri-amati-libri/) Bosi aveva insegnato storia e filosofia per decenni al “suo” amato Liceo Classico “Silvio Pellico” di Cuneo, dove era apprezzato non solo per le sue grandi conoscenze, ma per le sue doti umane e la sua voglia di conoscere e di confrontarsi.
Esperto di filosofia classica tedesca, allievo di Pietro Chiodi, Nicola Abbagnano e Luigi Pareyson, dopo la laurea in filosofia con Pareyson, ha iniziato a insegnare. Per i “Classici” della Utet ha curato volumi di opere di Newman, di Kant e Hegel, autori sui quali ha pubblicato introduzioni e saggi critici, particolarmente su temi di filosofia della religione e della politica. Da anni si interessava dell’applicazione degli strumenti filosofici alla chiarificazione dei problemi esistenziali, sul modello della filosofia antica (le “pratiche filosofiche”). Notevole la sua traduzione dal tedesco della “Critica del giudizio” di Immanuel Kant, un’opera tra le più poderose della filosofia. L’ultimo dei suoi libri, edito da Gabrielli, era uscito pochi mesi fa con il titolo “Esperienze di verità – L’esempio dei grandi per orientarsi nel mondo”.

A Cuneo era molto impegnato anche nel volontariato culturale, dalla Fondazione Nuto Revelli alla Comunità di Mambre, fino alla Confraternita di San Giacomo di cui era stato rettore.

Lascia la moglie Rosanna Gazzella e i tre figli, Federica, Massimiliano e Alessandra. I funerali si terranno sabato 6 maggio alle ore 14,30 nella chiesa parrocchiale di San Paolo.

Pubblichiamo qui il suo ricordo da insegnante che La Guida aveva pubblicato nel 2013

“È possibile innamorarsi di una scuola? Non dico solo della scuola in generale, ma di una scuola in particolare? Prima come allievo, poi come insegnante? Non intendo solo dei compagni, in seguito dei colleghi, degli allievi, ma proprio anche dei muri, dei vetri delle finestre, dei cortili, dell’odore – sapete, ogni edificio ha un suo particolare odore – fino agli animali impagliati del museo?
E pensare che il Liceo classico di Cuneo è stato eretto alla fine del ventennio in pretto stile di razionalismo fascista… evidentemente certi amori superano anche le opposizioni politiche. Un amore cominciato quando avevo tredici anni e pensavo di dedicarmi da grande alle scienze naturali: ma non ho resistito alla seduzione delle lettere classiche impersonata dalla mia professoressa di allora (la prof. Perempruner), che penso molti miei compagni considerassero una matta scatenata, mentre a me, che pure ero il classico ragazzino molto perbene, non certo abituato al suo stile anticonformista, pareva un tipo formidabile. E poi nel triennio, passato per il greco e il latino sotto la tutela del mitico prof. Boella, avrei conosciuto altri amori, in primo luogo la filosofia (prof. Giaccardi): e avrei capito quel poco che ho capito di matematica e di fisica, grazie ad un vero scienziato che era anche un grande insegnante, il prof. Perassi (in questi campi per il resto della mia vita ho vissuto principalmente di rendita). Certo nel frattempo ho avuto altri amori scolastici e culturali, ma nessuno così intenso e così duraturo.
Il fatto è che anche questo amore, come in genere ogni amore passionale, ha comportato un aspetto di fregatura. In che senso? Nel senso che il fatto di condividere per cinque anni – gli anni in assoluto più formativi – le giornate con una équipe di professori per la maggior parte non solo preparati, ma anche appassionati della loro materia, mi ha indotto a ritenere che essi fossero un campione rappresentativo della media della scuola italiana. Errore clamoroso, come avrei in seguito dovuto constatare. Ma troppo tardi, perché nel frattempo avevo preso la laurea in filosofia e mi ero a mia volta avviato sulla strada nella quale essi mi avevano preceduto, finendo per sedermi dove essi si erano seduti”.

Alla moglie e ai figli le condoglianze di tutta La Guida.

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