Cuneo – Com’era previsto, la Settimana Santa e la Pasqua, quest’anno cadono quando ci troviamo ancora in preda alla pandemia. Il vivere il centro dell’Anno Liturgico, il celebrare l’evento fondamentale della fede cristiana in una circostanza inedita, ha invitato la Chiesa a pensare a delle celebrazioni “domestiche”. Non possiamo celebrare la Pasqua insieme, nelle nostre chiese aperte, ma dobbiamo, in ogni caso, “celebrare la Pasqua”. Per questo motivo alcuni sacerdoti, in un’iniziativa congiunta delle diocesi di Cuneo e di Fossano, hanno pensato a delle pagine per celebrare la Pasqua in famiglia. Queste pagine sono state pubblicate sul settimanale La Guida (del giovedì 2 aprile 2020, reperibile in edicola) come prezioso aiuto per vivere la Settimana
santa giorno per giorno. In ogni pagina dell’inserto (Domenica delle Palme, Giovedì – Venerdì – Sabato Santo, Domenica di Pasqua) c’è una spiegazione liturgica del giorno che si celebra, una traccia per la preghiera (un Salmo, un brano del Vangelo, una meditazione, delle preghiere d’intercessione) e un gesto da compiere. Le pagine sono inoltre corredare da alcune immagini – seguite da un commento – del pittore e sacerdote Sieger Köder. Nell’ultima pagina dell’inserto viene anche proposta una traccia per celebrare la riconciliazione, insieme ad altre preghiere offerte per la preghiera personale (del mattino e della sera) o insieme a tutta la famiglia. Ogni famiglia è chiamata a inventarsi uno spazio con dei segni che aiutino il momento di preghiera (come suggerito dall’inserto).
Una Pasqua che va preparata
Un Triduo strano come questo, va preparato. «Dove vuoi che prepariamo per celebrare la Pasqua?» (Mt 26,17) chiedono i discepoli a Gesù. Non si celebra la Pasqua se non la prepariamo. La Pasqua non la si assiste, la si celebra e quindi ci si prepara, forse questa volta come mai prima.
Per non perdersi nella prova
La memoria della Pasqua è al cuore delle Scritture, è il momento culmine della vita di Gesù. Gesù la celebra perché i suoi discepoli non si perdano nella prova, e questo è drammaticamente vero per noi oggi.
Come il popolo d’Israele in esilio
Ci è chiesto d’imparare a celebrare nelle case (chiamate a diventare luogo di culto spirituale), come il popolo di Israele in esilio che ha iscritto la celebrazione della Pasqua nella ritualità familiare.
In comunione con la Chiesa
Nello stesso tempo, anche se le chiese restano chiuse alla celebrazione, sappiamo che c’è una famiglia più grande, nella quale ciascuno è inserito, di cui sentirsi parte. L’ascoltare attraverso i vari mezzi di comunicazione la predicazione del Papa, del Vescovo, del proprio parroco… sono segni che offrono l’ascolto della parola della Chiesa pur restando a casa.
Il popolo di Dio come soggetto attivo della celebrazione
Come ha scritto un teologo, Antonio Torresin, forse questa “emergenza” è l’occasione “perché emerga il popolo di Dio come soggetto vivo della fede. Non come soggetto passivo, che assiste ad un rito che altri per lui celebrano, ma che si scopre «popolo sacerdotale», in grado di celebrare… Tutta l’assemblea è soggetto celebrante, ovvero ogni credente deve imparare non ad “assistere” ma a celebrare attivamente. Ora può e deve farlo, altrimenti rimane un vuoto incolmabile. Questo in realtà è vero sempre: in ogni celebrazione, anche in quelle che normalmente facevamo nelle nostre
chiese, anche in quelle solenni nelle cattedrali, il soggetto celebrante è tutta l’assemblea! E i ministri, chi presiede in particolare, vive il suo servizio non per sostituire il popolo di Dio, ma per aiutarlo a sentirsi parte attiva della celebrazione. E se questo vale per ogni domenica, vale anche per la Pasqua”.