Cuneo – Nei giorni scorsi il Nucleo investigativo della Polizia ambientale e forestale (Nipaf) del Comando gruppo carabinieri forestale di Cuneo ha sgominato un’organizzazione dedita all’introduzione illegale e alla successiva vendita in tutta Italia di cani di razza. Strappati alla mamma in tenerissima età (ovvero al di sotto delle 12 settimane previste dalla legge), i cuccioli venivano portati sul territorio nazionale stipati nei bagagliai delle auto, per poi essere sottoposti a vaccinazioni “fai da te” grazie alla compiacenza di medici veterinari. L’iter di “italianizzazione” dei cani veniva completato fornendo falsi libretti sanitari ed inoculando i microchip identificativi come se fossero nati direttamente in Italia. Le indagini, cominciate circa un anno fa a seguito di alcune denunce da parte di acquirenti preoccupati per le cattive condizioni di salute dei cuccioli a breve distanza dal loro acquisto, hanno permesso di denunciare una ventina di persone, molti con precedenti penali, per frode, traffico internazionale clandestino di cuccioli, auto riciclaggio di denaro, abusivo esercizio della professione medico veterinaria, sostituzione di persona e altri reati. Tra gli indagati anche un cuneese di 38 anni che vendeva i cuccioli (in un paio di casi anche senza microchip) a negozi di cani o direttamente agli ignari acquirenti finali. L’uomo è accusato anche di usurpazione di professione in quanto avrebbe somministrato direttamente i vaccini nonché inoculato i microchip di identificazione. Nei guai anche C.B., una veterinaria cuneese che ha sottoscritto false dichiarazioni di nascita dei cani, fornendo al complice cuneese microchip e vaccini da somministrare in autonomia. Ai malfattori era sufficiente mettere un annuncio di vendita sul web a prezzi molto (troppo) concorrenziali per dei cuccioli di razza per attirare l’attenzione dei compratori. A questi ultimi venivano forniti falsi nomi di riferimento, false fotografie dei cani, false partite iva, talora false indicazioni sulla razza e utenze telefoniche intestate a terzi; inoltre gli veniva sempre negata un’eventuale visita preliminare.