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Sabato 4 maggio 2024

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Visto con voi: “Mirabilia” a Fossano

La Guida - Visto con voi: “Mirabilia” a Fossano

Dopo varie tappe qua e là per la Provincia Granda e non solo (Collegno, Alba, Grinzane e Saluzzo) e ben sette giorni di spettacoli a Savigliano, dall’8 al 10 luglio il festival “Mirabilia” è tornato per così dire a casa, ovvero a Fossano, dove la rassegna di teatro urbano, nuovo circo e danza è nata 9 anni fa (questa era la decima edizione) grazie a Fabrizio Gavosto, fondatore e direttore artistico.Tre giorni intensi non solo per la programmazione (che anche a Savigliano era di alto livello, come si è raccontato in un precedente articolo), ma soprattutto per l’atmosfera davvero “da festival” che a Fossano si respirava per tutta la città (vie del centro storico appositamente chiuse al traffico, mercatini, pubblico molto folto sia negli appuntamenti gratuiti che in quelli a pagamento) e che a Savigliano, invece, mancava del tutto o quasi al di fuori delle “locations” comunque notevoli scelte per le performance. Tra l’altro, poi, quasi sempre luoghi al chiuso, mentre a Fossano erano tutti all’aperto: dallo spettacolare piazzale e dal suggestivo chiostro del Castello degli Acaja al cortile della scuola “Calvino”, dalla Piazzetta delle Uova a Largo Eroi, dalla Chiesa di San Giovanni al Sagrato del Duomo, da Piazza Bima a Piazza Diaz. In quest’ultima, tra l’altro, si è installato, dopo la tappa a Savigliano (in piazza del Popolo, scelta non altrettanto felice), il celebre Cirque Bidon, di cui si parlerà però nella versione cartacea di questa rubrica, nel settimanale.Lo spettacolo più immaginifico visto nel weekend fossanese è stato sicuramente “La cosa”, proposto dalla compagnia di Claudio Stellato (Chiostro del Castello, 9 luglio), artista multiforme, italiano ma residente in Belgio. In bilico tra circo, danza e teatro, il lavoro (“una guerra che dura 55 minuti”, lo ha definito) vede in scenaun migliaio di pezzi di legno e 4 ballerini/perfomer che, all’inizio, troviamo più o meno nascosti in mezzo ai ciocchi disposti a formare delle costruzioni ordinate. Una volta emersi faticosamente da esse, stravolgono lo scenario iniziale per crearne di nuovi, spostando (e spostandosi su) quella massa lignea in una situazione caotica, spaccando tronchi con l’ascia e cercando alla fine di assemblare – nell’entusiasmante finale – l’entità che dà il titolo all’esibizione. Un lavoro paradossale sul rapporto tra uomo e natura, dalle atmosfere quasi à la Beckett, che vede i quattro notevoli interpreti (Julian Blight, Mathieu Delangle, Valentin Pythoud e lo stesso Claudio Stellato) muoversi con apparente leggerezza, humour e capacità di gestire l’imprevisto, nonostante il grande impegno fisico richiesto. Pur con momenti ripetitivi e un po’ stancanti, anche per la mancanza di quel qualcosa di sorprendente che per molti registi deve esserci verso i due terzi dello spettacolo per evitare il rischio noia, “La cosa” è stato un momento importante di Mirabilia 2016.Lo spettacolo più controverso è stato senza dubbio “Plan B for Utopia” della compagnia scozzese Joan Clevillé Dance (Chiostro del Castello, 8 luglio, ma presentato anche a Savigliano), che ha suscitato entusiasmi e applausi in molti e notevoli perplessità in altri (tra cui chi scrive). Un lavoro sul significato che può avere il termine “utopia” in un’epoca di crisi economica, sociale e ambientale come la nostra, che cerca di utilizzare la danza (poca) e il teatro parlato (molto) per affrontare in modo tangenziale questioni decisamente politiche. Peccato che i due performer, l’uno calmo e passivo (John Kendall), l’altra nevrastenica e perennemente ipereccitata (la francese Solène Weinachter), non avessero le capacità attoriali per reggere una sfida recitativa simile, risultando invece convincenti nei momenti più coreografici e clowneschi. Oltretutto lo spettacolo, tutto in inglese, a Fossano era particolarmente mal amplificato, tanto che le parole pronunciate (soprattutto da lei) finivano per essere spesso inintelligibili anche agli stessi anglofoni.Lo spettacolo più grazioso è stato probabilmente “Sconcerto d’amore” della coppia Nando & Maila (Ferdinando D’Andria e Maila Sparapani), due fedelissimi di Mirabilia (Piazzale del Castello, 9 luglio), che mescolano tecniche acrobatiche, cabaret e musica (suonata dal vivo, usando anche strutture della scenografia dotate di speciali sensori), giocano col pubblico e reinterpretano a loro modo stereotipi teatrali e musicali sulle relazioni amorose. Con molto gusto.Lo spettacolo più sorprendente è stato forse “Jusqu’au made in”, il fantasmagorico show del Ministère des Causes Perdues (Cortile Calvino, 9 luglio), ovvero il collettivo formato dagli allievi del secondo anno della scuola del Lido, il rinomato Centro delle Arti del Circo di Tolosa. Un’ora e mezza, durante la quale i 14 ragazzi hanno mostrato le loro sorprendenti capacità nel campo dell’acrobazia, della giocoleria, della clownerie e della stessa musica (suonata e cantata dal vivo) all’interno di un contenitore drammaturgico divertente e surreale, dove gli innaffiatoi potevano diventare un’arma contundente (una scena da applauso), i broccoli essere un dono d’amore e un cappello con paraorecchie trasformare colui che l’indossava in un cane ipercinetico.  Lo spettacolo più bello in assoluto è stato però “Naufragata” del gruppo italo-francese Circo Zoé (piazzale del Castello, 8 luglio), autore di un’esibizione circense con musica dal vivo (piano, violino, fisarmonica, batteria), per certi versi tradizionale, ma in compenso euforica, coinvolgente e divertentissima. Usando come scenografia un’improbabile nave, protagonista del naufragio del titolo, gli otto artisti hanno utilizzato, con verve teatrale ed una tempistica senza tempi morti, tecniche conosciute (funambolismo, roue cyr, trapezio, palo cinese) per numeri in compenso spesso mozzafiato o comunque davvero notevoli. Con grande successo di pubblico, in gran parte ignaro (compreso chi scrive) che una delle acrobate era la cuneese Chiara Sicoli e che lo stesso progetto musicale dello spettacolo è stato in gran parte pensato da un ex membro del Circo Zoé, l’altrettanto cuneese Marco Ghezzo, violinista (ora residente in Messico) che molti ricorderanno da queste parti nell’effervescente formazione di musica balcanica Bruskoi Prala.

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