Immersi nella società della rassegnazione è meglio non dare per scontato l’antifascismo, sostiene l’autore. È necessario confrontarsi con gli eventi passati non per celebrarli. La celebrazione il più delle volte nasconde la rinuncia a fare chiarezza. Bisogna invece indagarli, sentirne il peso sulla propria pelle per rinnovare la responsabilità verso il presente.
Per questo insieme a un pugno di persone, nomi inventati, ma assolutamente vere le riflessioni, l’autore si mette in cammino da Monte Sole a S. Anna di Stazzema, le “due piccole capitali morali del nostro paese”. Sono località tristemente famose per le stragi naziste: l’una è più conosciuta con il nome di una dei paesi coinvolti, Marzabotto, l’altra attende il 12 agosto per la commemorazione ufficiale.
Intorno al ricordo si enucleano così i primi passi. Incontrare il passato apre una finestra sulle modalità di pensarlo. Da un lato c’è la memoria di chi in quei giorni ha perso gli affetti più cari e comprensibilmente tende al silenzio, al dolore tutto interiore. Un atteggiamento che ha aperto anche all’emigrazione verso il fondovalle.
Dall’altro c’è chi vuol fare della memoria una forza vitale per il presente. Mentre il silenzio dei luoghi attraversati si impone “e chiede di essere trasmesso”, lungo la strada si incrociano le parole di altri che hanno percorso passi analoghi. Su tutti emerge Giuseppe Dossetti che ricorda l’importanza della coerenza, della “disobbedienza se necessaria”.
Da questa figura si parte per aprire nuovi fronti di riflessione. La responsabilità individuale dei soldati che operarono le stragi, “eseguirono ordini”, chiama in causa la responsabilità di tutti oggi. Gli eccidi sono “specialità nazista”, fanno parte della natura umana o sono il risultato di scelte, perciò reiterabili nell’oggi? La guerra vissuta come fatalità sperando che riguardi gli altri. Dal patriottismo al sovranismo quant’è la distanza? L’indignazione, il dissenso ideologico non bastano perché tranquillizzano le coscienze, ma non incidono sui fatti.
Su questa strada l’autore affonda la lama nel contemporaneo. “Nuovo antifascismo cercasi”, intitola un capitolo. Altrove suggerisce di rinnovare il calendario “per concentrare l’attenzione sulle date davvero importanti della nostra storia”. Meglio se con qualche data scomoda come il 3 ottobre in memoria delle vittime dell’immigrazione, “giornata della vergogna e della prefigurazione di un altro modo di affrontare il tema”. Qualche commemorazione con pranzo finale in meno e qualche atteggiamento costruttivo in più non guasterebbero.
Ha consapevolezza che sono piccoli passi quelli che hanno compiuto in questo cammino: “abbiamo lanciato un seme e quel seme darà germogli.. ma dovremo avere cura del seme”. La memoria ha bisogno di lentezza, di sedimentarsi nel pensiero critico per non tradursi in puro attivismo.
Camminare l’antifascismo
di Lorenzo Guadagnucci
Gruppo Abele
16 euro
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