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Martedì 30 aprile 2024

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Operaio si ferì a un piede nell’ex Burgo, manager assolto

Ricostruita la dinamica dell'incidente sul lavoro, avvenuto nel maggio 2020 a Verzuolo

Verzuolo

La Guida - Operaio si ferì a un piede nell’ex Burgo, manager assolto

Si è concluso con l’assoluzione del general manager dell’ex Burgo Raffaele Marinucci il processo per lesioni colpose ai danni di un operaio, che il 17 maggio 2020 rimase ferito a un piede mentre lavorava alla macchina di rifilatura dei rotoli di cartone. A causa delle lesioni riportate, l’uomo rimase a casa fino al settembre successivo e venne integralmente risarcito dall’azienda.
Sul luogo era subito intervenuto lo Spresal, il cui tecnico in aula aveva ricostruito la dinamica dell’incidente spiegando che l’operaio si era ferito mentre lavorava alla macchina che rifilava i rotoli difettosi prima di immetterli su un nastro trasportatore fino al magazzino; il rotolo si era bloccato sul tratto girevole del percorso e l’operaio, attraverso un cancelletto privo di chiave di sicurezza, era salito fino alla piattaforma girevole spingendo il rotolo fino all’ammortizzatore che poi lo avrebbe portato sul nastro. Appena però la fotocellula registrò la presenza del rotolo, la macchina si rimise in moto e l’addetto rimase incastrato col piede destro, ferendosi.
In aula l’operaio aveva spiegato che dall’inizio dell’anno l’azienda era passata dalla produzione di carta per arti grafiche e stamperie a quella di cartone per imballaggi: “La macchina si bloccava spesso a causa della diversa compattezza dei rotoli di cartone rispetto a quelli di carta, più pesanti e regolari nello scivolamento. A volte il rotolo si fermava in un punto cieco e occorreva spingerlo fino all’espulsore. Da gennaio a maggio era capitato molto spesso, a volte per ogni singolo rotolo, a volte solo due volte al giorno. Non potevo passare dal comando automatico a quello manuale perché la piattaforma non si alzava più verso il nastro. Sarebbe stata necessaria la presenza di un altro operaio che forzava con un cacciavite l’elettrovalvola. Qualche volta quando erano presenti gli elettricisti facevo così”.
In aula il manutentore della parte elettronica aveva d’altro canto riferito che era sempre obbligatorio disattivare il comando automatico quando si interveniva sulla macchina, mentre il responsabile del servizio di prevenzione e protezione aveva riferito che dopo l’incidente la macchina venne subito spenta prima dei controlli da parte delle autorità competenti e che quando fu riaccesa il giorno dopo, il rotolo era scivolato senza intoppi fra i vari nastri e sulla piattaforma.
Per l’accusa, l’operaio aveva sì commesso un’imprudenza nell’avvicinarsi a quella piattaforma attraverso il cancelletto che avrebbe dovuto essere chiuso a chiave, ma era da solo in quella zona dell’impianto e doveva ripristinare il movimento della macchina che si era bloccata a causa della diversa composizione dei rotoli che ora faticavano a scivolare. Per il pubblico ministero questi fatti erano noti al datore di lavoro che però non aveva applicato nuove procedure più adatte ad affrontare la nuova situazione: per questo ne ha chiesto la condanna a quattro mesi e 800 euro di multa. Per la difesa però le testimonianze del manutentore della parte elettrica e del responsabile del servizio di prevenzione e protezione avevano dimostrato che l’azione dell’operaio era stata imprudente e che non c’era nessuna esigenza di agire in quel modo, avendo egli stesso istruito un giovane collega a non intervenire sulla macchina con il comando automatico attivato. Una ricostruzione accolta dal giudice che ha assolto generale manager per insussistenza del fatto.

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