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Domenica 28 aprile 2024

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Cuneo, Gemma Calabresi racconta la strada del perdono nella sua storia

Venerdì 23 febbraio alle ore 20.45 nella Sala Einaudi del Centro Incontri della Provincia di Cuneo

La Guida - Cuneo, Gemma Calabresi racconta la strada del perdono nella sua storia

CuneoGemma Calabresi sarà ospite dell’Associazione “Amici di don Vittorio Bordiga” e della Diocesi di Cuneo-Fossano venerdì 23 febbraio nella Sala Einaudi del Centro Incontri della Provincia di Cuneo. L’incontro intitolato “Il mio cammino” inizierà alle ore 20.45 e avrà la forma di una conversazione alla portata di tutti. Per favorire la più ampia partecipazione ci sarà il collegamento in diretta nell’adiacente Sala Falco. Non è necessaria la prenotazione, sarà possibile accedere fino all’esaurimento dei posti.

Rimanere vedova a venticinque anni, con due figli piccoli e un terzo in arrivo, è un trauma molto grande per ogni donna. Ma lo diventa ancora di più per Gemma Capra, moglie del commissario di polizia Luigi Calabresi, che, dopo l’esplosione della bomba che devasta, il 12 dicembre 1969, la Banca Nazionale dell’Agricoltura, a Milano, viene subito fatto oggetto di una violenta campagna di colpevolizzazione da parte della stampa progressista, di intellettuali di primo piano di sinistra e di organizzazioni extraparlamentari. Calabresi è accusato di essere il principale responsabile della morte dell’anarchico Pinelli, precipitato dalla finestra del suo ufficio in questura nei giorni degli interrogatori immediatamente successivi alla strage nella banca.

Cinquant’anni dopo quella tragica mattina, Gemma Calabresi Milite pubblica presso Mondadori “La crepa e la luce. Sulla strada del perdono. La mia storia”, nel quale racconta il cammino che ha percorso da allora e le ragioni per cui ha deciso di renderne testimonianza. “Si può vivere una vita d’amore anche dopo un dolore lacerante. Si può credere negli esseri umani anche dopo averne conosciuto la meschinità. Si può trovare la forza di cambiare prospettiva, allargare il cuore, sospendere il giudizio”, scrive Gemma Calabresi.

“La lettura del libro – dice Vincenzo Gastaldi, dell’associazione “Amici di don Vittorio Bordiga” – ha suscitato in noi profonda commozione. È nato così il desiderio d’incontrarla e di chiederle come sia stato possibile superare un dolore così grande, far fronte a una condizione così difficile, riconquistare passo dopo passo un atteggiamento di apertura e positività nella vita, fino al perdono degli assassini del marito”.

“È stato – aggiungono Paola Ribotta e Carlo Fedeli – un percorso durato molti anni, in cui non le è stato risparmiato niente: dal precipitare nel punto più basso e confuso della propria esistenza, quando legge sulle labbra mute del parroco la conferma della morte di Luigi, alla rabbia dei primi mesi e all’esigenza di giustizia che l’accompagnerà durante la ricerca degli autori dell’omicidio, lo svolgimento dei processi e anche dopo la loro conclusione. Lo si vede bene dalle fatiche e dai cambiamenti che segneranno la sua vita personale e familiare, nel modo con cui educherà i figli e maturerà con loro la consapevolezza di tutto ciò che è accaduto – e anche nei momenti più pubblici e noti della sua vicenda, come gli incontri con i presidenti della Repubblica Ciampi e Napolitano o con Leonardo Marino, l’autista del commando di Lotta Continua che, con il suo pentimento, rese possibile, nel 1988, l’avvio delle indagini”.

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