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Lunedì 29 aprile 2024

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A processo per diffamazione ai danni di Acqua Eva

Ascoltato in aula l'amministratore delegato di acqua Sant'Anna Alberto Bertone con il direttore commerciale Luca Cheri

La Guida - A processo per diffamazione ai danni di Acqua Eva

Cuneo – “Acqua Eva la sentivo un po’ mia perchè ero stato inizialmente coinvolto in questo progetto di produzione, avevo condiviso il mio know how, il mio nome era stato speso come garanzia presso le banche, ma poi sono stato escluso da tutto; mi rubarono anche il direttore commerciale e infine resero pubblico il problema del cattivo odore ad una nostra linea di produzione”; ecco i tre motivi di risentimento che Alberto Bertone ha riferito questa mattina, 22 dicembre, in aula, ascoltato come imputato insieme al suo direttore commerciale Luca Cheri per diffamazione e turbata libertà d’industria e commercio ai danni della società Fonti Alta valle Po proprietaria dell’acqua Eva.
I fatti risalgono all’estate del 2018 quando sul sito mercatoalimentare.net comparve un articolo dal titolo  “Inchiesta: Acqua Eva è un brand di proprietà Lidl?” in cui si adombrava il dubbio di un possibile conflitto d’interessi e un danno per tutti i centri della Grande Distribuzione Organizzata che commercializzando l’acqua Eva favorivano un concorrente. Quell’articolo era stato scritto da Davide Moscato – il terzo imputato uscito dal processo con sentenza di non luogo a procedere in seguito allo svolgimento della Messa alla prova – su richiesta di Bertone e Cheri che nelle rispettive testimonianze hanno dichiarato di aver solo voluto creare imbarazzo ai proprietari dell’acqua Eva obbligandoli a fornire spiegazioni sulla presenza all’interno della società Fonti alta Valle Po del proprietario della Fruit Service, che gestiva in Italia tutti i contratti di fornitura per conto della Lidl. Nella sua testimonianza Davide Moscato aveva dichiarato che furono Bertone e Cheri a chiedergli di aprire quel blog e pubblicare quell’articolo, “volevano che lo aprissi io per dare una veste d’imparzialità e non doveva essere riconducibile a Sant’Anna perchè altrimenti avrebbero perso credibilità”. In aula sono stati letti i messaggi Whatsapp con cui a gennaio, febbraio e ad aprile l’amministratore delegato della Sant’Anna caldeggiava la scrittura dell’articolo al giovane neoassunto, “mi diceva sempre che lui ci teneva” aveva detto l’ex dipendente della Mia Beverage, società del gruppo di Vinadio, che in seguito venne spedito a lavorare in un magazzino di Beinasco e che dopo alcuni mesi si licenziò. Un link di quel sito ‘civetta’ con l’articolo incriminato venne spedito all’indirizzo di posta elettronica del responsabile acquisti di Coop Italia che chiese immediatamente spiegazioni ai dirigenti di acqua Eva. Nonostante le rassicurazioni però, secondo i due fratelli Rivoira costituiti parte civile in giudizio, il danno era ormai fatto e la società si vide annullati contratti con importanti centri della Grande Distribuzione Organizzata come Alleanza 3.0, una delle cooperative di maggior peso in Coop Italia, con perdite importanti in termini di fatturato (circa 10 milioni di bottiglie) e che gli costò anche l’interruzione della trattativa con la Red Circle di Franco Rosso per l’internazionalizzazione dell’acqua Eva. Un danno economico ricostruito in aula dai consulenti di parte e ammontante a circa 2 milioni di euro per quanto riguardava i mancati profitti e la conseguente diminuzione del valore della società con danno di 5 milioni e 600mila euro. La fallita trattativa con la Red Circle avrebbe poi avuto come conseguenza un danno di circa 2milioni e 800mila euro per i soci. Il danno di reputazione avrebbe avuto poi un costo di più di 3 milioni di euro.
Cifre completamente contestate dai due imputati, che hanno negato qualsiasi tipo di danno economico successivo alla pubblicazione di quell’articolo, “è un’assurdità – ha detto Bertone – gli acquirenti della grande distribuzione sono solo interessati al profitto, possono anche inserire prodotti della concorrenza, basta che li faccia guadagnare”. “Con il gruppo Finiper ci fu una pianificazione  di forniture a partire dalla primavera 2019 – ha riferito Luca Cheri – ed è normale perché in inverno si vende meno acqua mentre il grosso dei consumi avviene in estate e in autunno”. Anche sulla trattativa con la Red Circle l’amministratore delegato della Sant’Anna ha messo in dubbio che fosse in corso una trattativa, che lui sapeva essere stata interrotta a causa della differenza di prezzo tra le due parti e poi perchè in realtà il gruppo non possedeva il marchio per le operazioni all’estero, negli Stati Uniti e in Giappone. I consulenti di parte hanno ribadito questo concetto nello loro perizie sostenendo che un gossip non può condizionare l’assortimento della grande distribuzione organizzata, i cui buyers devono in primo luogo fare gli interessi del gruppo.
L’udienza è stata rinviata al 9 marzo per ascoltare gli altri testi.

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