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Domenica 28 aprile 2024

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Prestazioni pagate ma non effettuate, cooperativa sociale a processo

Viene contestato di aver fatturato ad Asl e Consorzio socioassistenziale del cuneese più ore di quante effettivamente erogate agli ospiti della Comunità Valentina di Caraglio

La Guida - Prestazioni pagate ma non effettuate, cooperativa sociale a processo

Caraglio – Con le deposizioni degli ultimi testimoni di difesa, è proseguito nelle settimane scorse al tribunale di Cuneo il processo a carico dei tre membri del consiglio di amministrazione della cooperativa sociale Valentina che gestisce una struttura di assistenza per disabili.
Al presidente P. L. G. e alle amministratrici C. S. e R. R. viene contestato di aver fatturato ad Asl e Consorzio socioassistenziale del cuneese più ore di quante effettivamente erogate agli ospiti della struttura, 107.000 euro ripartiti in 72.000 euro all’Asl e 34.000 al Consorzio socioassistenziale. Oltre a questo c’è anche la contestazione di infedeltà patrimoniale a carico del presidente e una delle amministratrici, per aver deliberato a nome della cooperativa un contratto di affitto di parte dell’edificio dove già operava la cooperativa, con una società riconducibile al presidente stesso e sua moglie.
Dell’assemblea del novembre 2016 in cui si doveva discutere e approvare quel contratto, uno dei soci fondatori non ebbe mai comunicazione: dalla sua denuncia e dalle successive indagini emerse anche la presunta irregolarità sulle ore di assistenza effettivamente lavorate dagli operatori.
Costituito in giudizio come parte civile con l’avvocato Franco Bosio, l’ex socio lavoratore aveva descritto il malcontento degli operatori riguardo al servizio che veniva offerto agli ospiti della struttura e che, in base alla determinazione 179 del 2004 sul funzionamento della struttura, doveva comprendere un coordinatore referente, quattro educatori e quattro operatori sociosanitari: “Dovevano essere a tempo pieno – aveva spiegato in aula l’ex socio – ma noi eravamo tutti con contratto part time e inoltre c’era sempre sproporzione tra il numero di educatori e Oss. Questi erano sempre più degli educatori perché costavano meno. Non era garantito il personale adeguato all’impegno previsto”.
Nel corso dell’ultima udienza, interrogata dall’avvocato della difesa Aldo Pellegrino, la consulente del lavoro della cooperativa aveva dichiarato che in base alle retribuzioni calcolate dall’Inps, il contratto con Asl e Consorzio era rispettato perché i 12-13 operatori impiegati a tempo parziale facevano una forza aziendale di 9-10 operatori a tempo pieno come risultato finale. Per l’accusa e la parte civile però il calcolo delle ore lavorate non poteva essere fatto sulla base Inps (che comprende anche malattia, ferie, maternità ecc.) ma sulla base delle ore medie effettivamente lavorate da ogni operatore e che dovrebbe essere, in base al contratto nazionale, di 1.548 ore annue. Secondo questo calcolo alla cooperativa Valentina nel 2017 sarebbero state erogate 14.569 ore di assistenza invece di 17.217, 14.878 invece di 17.450 nel 2018 e 13.852 invece di 14.687 nel 2019. A questo si aggiungeva che dal 2017, con contratto biennale, Asl e Consorzio avevano deliberato ore aggiuntive per alcuni ospiti con esigenze particolari (quattro ospiti nel 2017, sette nel 2018 e quattro nel 2019 per i quali erano state deliberate a seconda dei casi ore giornaliere o settimanali ); ore aggiuntive che andavano svolte individualmente, che sarebbero state pagate ma non erogate. Dalle testimonianze degli operatori è emerso che a usufruire di queste ore aggiuntive era stato solo uno degli ospiti e non nella misura prescritta di tre ore al giorno: “Negli orari dei turni risultano ore aggiuntive solo per una ospite e non tutti i giorni – ha riferito una operatrice nel corso dell’ultima udienza -, la accompagnavamo a trovare la madre che stava in un’altra casa di riposo”.
Nessuna anomalia nella gestione della cooperativa era stata riscontrata dai testimoni di Asl e Consorzio, costituiti parti civili in giudizio come atto dovuto in seguito all’indagine della Procura. In aula il responsabile della Commissione di vigilanza sulle strutture di assistenza aveva dichiarato che i loro sopralluoghi venivano eseguiti una volta l’anno di mattina, quando la maggior parte degli ospiti si trovava presso i centri diurni e quindi non era possibile verificare se le ore aggiuntive venivano effettivamente prestate ma che in base ai loro calcoli il numero delle ore di servizio prestate era superiore a quelle pagate.
L’udienza è stata rinviata al prossimo 24 aprile per eventuali dichiarazioni spontanee degli imputati e per la discussione.

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