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Giovedì 28 marzo 2024

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Una politica ambiziosa ma tardiva rispetto agli allarmi

Oggi in Europa 9 miliardi di euro di perdite causate da siccità per l’agricoltura, energia e approvvigionamento

La Guida - Una politica ambiziosa ma tardiva rispetto agli allarmi

Non data da ieri il problema dei cambiamenti climatici con il loro crescente impatto sulle risorse idriche, da una parte in costante riduzione e dall’altra all’origine di eventi estremi, come le inondazioni. Due dinamiche che hanno alla radice il surriscaldamento del clima provocato dalle emissioni di gas serra che da tempo l’Unione Europea punta a ridurre progressivamente, fino a raggiungerne l’azzeramento alla scadenza del 2050.

Una politica ambiziosa ma anche tardiva rispetto ai ripetuti allarmi degli scienziati, contrastati da negazionismi interessati e miopi e che oggi impongono un’accelerazione degli interventi per il contenimento dell’inquinamento. Tra le misure già adottate sono da segnalare quelle, giuridicamente vincolanti, contenute nel pacchetto “Pronti per il 55%”, percentuale di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra da raggiungere entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.

Alle calotte polari che si sciolgono e ai livelli del mare che salgono si accompagnano fenomeni meteorologici estremi con precipitazioni diffuse in molte regioni, mentre altre sono colpite dalla siccità e da ondate di calore senza precedenti che provocheranno, tra l’altro, un cambiamento nella distribuzione geografica delle zone climatiche, con inevitabili impatto anche sulle nostre aree rurali.

Già oggi in Europa si valutano circa 9 miliardi di euro di perdite causate dalla siccità per l’agricoltura, il settore energetico e l’approvvigionamento idrico pubblico. E già oggi viviamo nella prospettiva di una riduzione della disponibilità di acqua dolce, con l’aggravante del calo di qualità dell’acqua disponibile.

Fin dal 2012 la Commissione aveva attivato un “Piano di salvaguardia delle risorse idriche europee”; nel 2020 è stata rivista la “Direttiva sull’acqua potabile” (che gli Stati membri hanno due anni per recepirla nel loro ordinamento nazionale) per monitorare la qualità dell’acqua destinata al consumo umano e darne regolarmente informazione ai consumatori.

Per regioni come la nostra, a forte produzione agricola, va segnalata inoltre la “Direttiva sui nitrati”: in proposito, nell’ottobre 2021, la Commissione europea ne ha valutato l’insufficiente attuazione per l’inquinamento nocivo delle acque e per l’eccessiva fertilizzazione dei terreni coltivati.

Non sfugge a nessuno che tutti questi ambiziosi impegni dell’Unione Europea devono fare i conti con variabili complesse: dalla celerità degli Stati membri nel darne una corretta applicazione alla necessità di attivare complessi accordi internazionali per assicurarne il rispetto fino ai vincoli, fino ai costi che simili misure ambientali comportano in un contesto di crisi economica e di ridotti margini per interventi da parte dei bilanci pubblici dello Stato.

Una ragione in più per sollecitare comportamenti responsabili dei cittadini-consumatori, prima per prevenire l’aggravamento dell’inquinamento e poi per ridurre i consumi dell’acqua disponibile, perché la politica ambientale non è solo compito delle Istituzioni, europee o nazionali o locali.

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