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Sabato 4 maggio 2024

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Visto con voi: “Werther” al cinema

La Guida - Visto con voi: “Werther” al cinema

Per molti Jules Massenet è soprattutto l’autore di un’opera famosa, “Manon” (1884), da non confondere con la quasi omonima “Manon Lescaut” che Puccini trasse qualche anno dopo dallo stesso (scandaloso) romanzo del ‘700 dell’Abbé Prévost. Il musicista francese, però, è autore di un altro melodramma di ispirazione settecentesca, un po’ meno conosciuto: “Werther” (1887), basato ovviamente su “I dolori del giovane Werther” (1774) di Goethe, opera emblematica del Romanticismo tedesco. Se però in “Manon” è protagonista una “femme fatale” dal fascino misterioso, al centro di “Werther”, più che l’omonimo personaggio (un giovane poeta, appassionato e ipersensibile, incapace di compromessi), c’è una donna, Charlotte, che abituata a vivere una tranquilla vita borghese perbene e a rispettare i propri obblighi familiari e sociali, si trova spiazzata dall’incontro con l’inquieto artista, il quale s’innamora perdutamente di lei. Scissa tra i propri sentimenti inutilmente repressi e sempre più intensi e il senso del dovere a quel punto sempre più opprimente, condannerà se stessa all’infelicità e il povero Werther ad una tale disperazione da portarlo al suicidio. Un dramma, questo, che Massenet realizza con un crescendo di tensione psicologica che nel 3° e nel 4° atto diviene lancinante e alla fine tragico.Grazie alle proiezioni in diretta dal Covent Garden di Londra, lunedì 27 giugno gli spettatori accorsi al Cinema Don Bosco di Cuneo (e in quasi altre mille sale nel mondo) hanno potuto godersi una messinscena superba dell’opera di Massenet. Ripresa di una produzione del 2004 curata allora dal regista francese Benoît Jacquot, vedeva come assoluti protagonisti il tenore italiano Vittorio Grigòlo e la mezzosoprano americana Joyce DiDonato, perfetto il primo nel dare una passionalità tutta latina alla figura del tormentato Werther e perfetta pure la seconda nell’interpretare – sia nel canto sia nella sorprendente recitazione – le tante sfumature di un personaggio così complesso (e impegnativo) come quello di Charlotte. Bravi anche gli interpreti minori, a partire da Heather Engebretson, deliziosa nella parte di Sophie (sorella della protagonista).A dirigere l’Orchestra della Royal Opera House era, con la sua consueta verve (anch’essa di origine italiana), Antonio Pappano.Un plauso speciale va rivolto, però, a Charles Edwards, autore delle bellissime scenografie, una per ognuno dei 4 atti. Straordinaria in particolare, quella del terzo, ispirata in modo dichiarato ai quadri del geniale (ma poco conosciuto) pittore danese Vilhelm Hammershøi (1864-1914), che trascorse la vita a dipingere soprattutto interni di case con figure femminili ritratte spesso di spalle: il modo, cioè, in cui appare Charlotte prima di iniziare la celebre “aria delle lettere” (che DiDonato ha reso in modo superbo).Una serata, insomma, davvero notevole che ha lasciato incantato il pubblico del Cinema Don Bosco.L’opera al cinema curata dalla QMI riprende il 26 settembre, sempre in diretta da Londra, con “Norma” di Bellini (la regia sarà di Àlex Ollé della Fura dels Baus). Il nutrito fan club di Vittorio Grigòlo, invece, può segnarsi fin da ora la data del 15 novembre: quella sera potrà ammirare il suo beniamino in azione ne “Les Contes d’Hoffmann” di Offenbach.

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