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Sabato 4 maggio 2024

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Visto con voi: “Carmen” di Bizet

La Guida - Visto con voi: “Carmen” di Bizet

“Carmen” è sicuramente una delle opere più amate e conosciute, anche solo per arie come “L’amour est un oiseau rebelle” o “Votre toast, je peux vous le rendre” (col celebre ritornello “Toréador, en garde”), conosciute anche tra i non cultori del melodramma. Non a caso torna spesso e volentieri nella programmazione dei teatri lirici di tutto il mondo e non solo perché è un titolo facile, di sicura presa, e di questi tempi grami non si ha molta voglia di sperimentare e osare (e avere platee semivuote, visti anche i prezzi non proprio popolari dei biglietti). Quando il capolavoro di Bizet debuttò, nel 1875, all’Opéra-Comique di Parigi, apparve scandalosa e inaudita l’idea di una donna seduttrice che porta di fatto alla rovina un “bravo soldato”, il quale oltretutto rifiuta la possibilità di tornare ad una vita “perbene” offertagli dalla buona (ma anche un po’ stucchevole) Micaëla, che invano gli ricorda la disperazione della madre. Purtroppo, il musicista francese morì poche settimane dopo e non seppe mai quanto la sua creatura fosse destinata di lì a poco ad affascinare e stimolare musicisti, registi e spettatori. Un successo che dura tuttora, forse perché continua a raccontarci qualcosa di attuale. Senza tirare necessariamente in ballo un’espressione pur pertinente come “femminicidio”, è interessante, in questo senso, l’opinione di Matthias Hartmann, autore dell’allestimento di “Carmen” attualmente in scena al Teatro Regio di Torino: secondo il regista tedesco, infatti, «le donne libere e indipendenti sono considerate una minaccia per la nostra società patriarcale. Uno dei migliori esempi di tutto questo è la candidata alle elezioni presidenziali degli Stati Uniti, Hillary Clinton». In questa produzione dell’Opernhaus di Zurigo del 2008, che ha debuttato a Torino lo scorso 22 giugno, egli ha infatti messo da parte ogni elemento folklorico spagnolo, spostando l’azione in una scena astratta e davvero molto suggestiva (ideata da Volker Hintermeier) e vestendo i cantanti con costumi moderni disegnati da Su Bühler. Una scelta, cioè, molto diversa da quella compiuta ad esempio dalla nostra Emma Dante nella sua “Carmen” molto siciliana e molto barocca alla Scala nel 2009. La ripresa al Regio vede protagonisti due notevoli cantanti: la mezzosoprano ferrarese Anna Caterina Antonacci, una veterana del ruolo di Carmen, da lei interpretato con stile e con una grande sensualità mediterranea senza però cader mai nel cliché (la sua versione di “Les tringles des sistres tintaient” all’inizio del 2° atto merita il prezzo del biglietto), e il tenore ucraino Dmytro Popov, che dà particolare credibilità  ed energia al suo personaggio, che Hartmann descrive come una sorta di “sfigato” occhialuto travolto presto dalla forza dionisiaca della sigaraia zingara fino alla perdizione totale. Brava anche la russa Irina Lungu nel ruolo di Micaëla, mentre ha convinto meno il baritono napoletano Vito Priante che ha offerto un Escamillo un po’ ingessato. Efficaci gli interpreti dei ruoli minori. Ottimi sia l’orchestra diretta dall’israeliano Asher Fisch sia il Coro e il delizioso Coro di voci bianche del Regio coordinati come di consueto da Claudio Fenoglio. Insomma, una “Carmen” da non perdere. Si replica ancora mercoledì 29 (ore 20), giovedì 30 (ore 20, secondo cast), venerdì 1° luglio (ore 20), sabato 2 (ore 20, secondo cast) e infine domenica 3 (ore 15). Se l’opera di Bizet chiude in bellezza la stagione 2015-2016 del Regio, il programma della prossima è ovviamente già pubblico. Si comincia il 12 ottobre con “La bohème” (regia di Àlex Ollé) e si continua con “Sansone e Dalila” di Camille Saint-Saëns, il musical “West Side Story”, i “Pagliacci” nella versione di Gabriele Lavia, un nuovo Janáček firmato Robert Carsen (“Katia Kabanova”), “Manon Lescaut” (nell’allestimento dell’attore francese Jean Reno), “L’incoronazione di Dario” di Vivaldi (con la regia di Leo Muscato), “Il flauto magico” di Mozart e infine il “Macbeth” di Verdi realizzato da Emma Dante.

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