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Sabato 4 maggio 2024

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Visto con voi: “Hearing” di Amir Reza Koohestani

La Guida - Visto con voi: “Hearing” di Amir Reza Koohestani

Nonostante la semi-normalizzazione dei rapporti tra l’Iran e l’Occidente, dovuta forse a ragioni meramente economiche piuttosto che ad autentici chiarimenti ideologici, quella che fu l’antica Persia appare oggi come un luogo misterioso, inquietante e doloroso, vuoi per il suo regime teocratico, oscurantista e poco rispettoso dei diritti umani, vuoi per le ambiguità politiche, le relazioni pericolose e le mire espansionistiche dei suoi governanti. Sono loro, d’altronde, che hanno permesso, tanto per fare un esempio, la seconda edizione dell’”International Holocaust Cartoon Contest”, svoltasi nelle scorse settimane a Teheran, che ha mostrato ai visitatori 150 vignette negazioniste o comunque satiriche dell’Olocausto.Eppure, chi ha visitato il Paese, difficilmente non ha amato la bellezza dei luoghi, dei paesaggi, dei monumenti, di molte città meravigliose (Ishafan, Shiraz, Yazd) e soprattutto l’eccezionale intelligenza, simpatia e ospitalità di tanti iraniani, assolutamente diversi dall’immagine offerta dai media ufficiali dalla rivoluzione khomeinista in poi, spesso appassionati della cultura occidentale nel Paese più – in teoria – antioccidentale del Medio Oriente. Un luogo dove le donne presentano un tasso di scolarizzazione altissimo e riempiono letteralmente le università, nonostante la loro discriminazione giuridica e i mille divieti a cui sono sottoposte: parlano inglese, sono informate ma allo stesso tempo si toccano compulsivamente il velo per vedere se la quantità di capelli in vista non è eccessiva secondo gli standard dell’ora “un po’ più” liberale polizia religiosa (i temuti “basiji”).Chi conosce l’Iran solo attraverso libri come “Leggere Lolita a Teheran” di Azar Nafisi o “Persepolis” di Marjane Satrapi o film recenti come “Una separazione” di Asghar Farhadi o “Taxi Teheran” di Jafar Panahi, avrebbe fatto bene ad andare a vedere anche “Hearing”, lo straordinario spettacolo della rinomata compagnia Mehr Theatre Group di Amir Reza Koohestani, andato in scena al Teatro Astra di Torino, all’interno del Festival delle Colline Torinesi, il 18 e il 19 giugno.Attratto da sempre dalle relazioni tra cinema e teatro, il regista (nato a Shiraz nel 1978 e visto già nel 2006 nella stessa rassegna col bellissimo “Amid The Clouds”) ha costruito questo suo nuovo lavoro (“L’udienza”, si potrebbe tradurre) a Stoccarda, in Germania, anche se il debutto è stato proprio a Teheran, il 15 luglio scorso, dove è stato replicato 39 volte. Interpreti sono quattro bravissime attrici (Mona Ahmadi, Ainaz Azarhoush, Elham Korda, Mahin Sadri)  che, nonostante il farsi (ovviamente con sopratitoli in italiano) in cui recitano, sono riuscite a condurre immediatamente il pubblico torinese in una situazione di tensione a tratti insostenibile.Ispirato al film “Compiti a casa” di Abbas Kiarostami (1989), il testo, riassumendolo in breve, racconta la scoperta da parte della responsabile di un dormitorio universitario che una delle studentesse avrebbe ospitato un ragazzo nella notte di Nowruz, il Capodanno persiano, rischiando di causare seri problemi da parte della giustizia religiosa anche alla stessa responsabile. L’inchiesta, condotta da quest’ultima (seduta all’Astra tra il pubblico) con toni piuttosto intimidatori, fa scoprire progressivamente, come in un thriller, ambiguità e inganni ma causerà anche l’espulsione dall’istituto della ragazza la quale, emigrata successivamente in Svezia, deciderà di suicidarsi quando non le sarà concesso il visto di rifugiata politica.Koohestani, però, espone il tutto mescolando la cronologia degli eventi e le stesse identità, giocando sul contrasto tra reale e virtuale, vero e immaginario, passato e presente, tra ciò che avviene sul palcoscenico e ciò che viene ripreso nei vari spazi del teatro – con una telecamera da testa – dalle attrici e poi proiettato sul grande schermo che fa da scenografia dello spettacolo. Riesce così, in modo ipnotico e disorientante, a rappresentare in modo inedito e trasversale il clima di paura, l’ipocrisia, lo spirito di delazione e la sopraffazione reciproca che caratterizzano la vita quotidiana in un regime autoritario.

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