E’ un peccato che nessuna sala di Cuneo e dintorni trasmetta i documentari della rassegna della Nexo Digital “La Grande Arte al Cinema”, che durante l’attuale stagione ha condotto gli spettatori a visitare luoghi speciali (gli Uffizi, San Pietro) o mostre prestigiose (Goya a Londra, Renoir a Philadelphia). E’ una fortuna, però, che l’intraprendente Cinema I Portici di Fossano abbia ospitato questi film, permettendo a molti cuneesi di vederli senza far troppi chilometri. L’ultimo titolo, proiettato solo il 7 giugno, era “Istanbul e il Museo dell’Innocenza di Pamuk” dell’inglese Grant Gee. Presentato all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, è un intrigante ibrido tra documentario e film di finzione basato sul museo del titolo: aperto nel 2012, è stato voluto e pensato da Orhan Pamuk, il celebre scrittore vincitore del Nobel nel 2006, che ha usato proprio i soldi del premio per costruirlo. Alle spalle c’è un romanzo del 2008, “Il museo dell’innocenza” appunto (Einaudi), che racconta, confondendo finzione e realtà, la storia dell’ossessione amorosa di un uomo (Kemal) per la lontana cugina (la giovane Füsun). Una passione che a causa delle convenzioni sociali non ha sbocchi ma distrugge la vita dell’innamorato, che passerà la vita (soprattutto dopo la morte di lei) a raccogliere gli oggetti che in qualche modo hanno lambito la loro storia, lasciando a Pamuk, amico (o inventore?) dei due, il compito di realizzare questo museo, che concretizza nello spazio questa collezione letteraria. E così, in 83 bacheche, tante quante sono i capitoli del romanzo, si percorre la storia di Kemal e Füsun ma anche – soprattutto – della città di Istanbul, la cui malinconia (“hüzün” in turco) Pamuk è il celebrato cantore. Frutto di una storia millenaria e di tanti incontri e scontri, la città appare bella, misteriosa e, visti oltretutto il terrorismo e l’involuzione autoritaria turca che la stanno colpendo, piena di ferite e nodi irrisolti.
Categorie
Temi
