Presso la struttura di Cardiologia dell’azienda ospedaliera Santa Croce e Carle un team di infermieri, nel 2023, è stato formato nel Centro italiano di ipnosi clinica sperimentale dell’Istituto “Franco Granone” di Torino; alcuni pazienti vengono quindi sottoposti a ipnosi durante interventi mini invasivi per curare l’aritmia cardiaca.
“È stata la prima operazione chirurgica della mia vita, ma è stata una bella esperienza. E quando ho riaperto gli occhi avevo solo un piccolo dolore più che sopportabile. Se dovessi fare un altro intervento, vorrei ripeterlo in ipnosi”. Queste le parole di Fabio (nome di fantasia), un giovane paziente sottoposto a ipnosi durante un intervento mini invasivo. “È stato strano – continua – vedere tanti medici attorno a me, poi l’infermiera Ivana Fantino ha iniziato a parlami e a farmi pensare ad altro. Mi ha rassicurato, guidando il mio respiro come se fosse un’onda per calmare il battito cardiaco, e mi ha aiutato a rilassare tutti i muscoli del mio corpo portandomi a immaginare di essere al cinema davanti a un film che mi appassionava molto: a un certo punto non ho più sentito il corpo, ma sentivo solo la sua voce che mi ha portato nel mondo immaginario de ‘Il Signore degli Anelli’. Mi è sembrato di essere proprio negli ambienti che ho letto nei libri o visto sullo schermo”.

Ipnosi in Cardiologia
“L’ipnosi – spiega Ivana Fantino, infermiera ipnologa clinica – è uno stato fisiologico particolare di coscienza durante il quale tutte le attività sono amplificate. In questo modo riusciamo a ottenere rilassamento muscolare, una riduzione dei livelli di ansia e della percezione del dolore e una distorsione della percezione del tempo”.
Un percorso che avviene attraverso diverse fasi. “La prima è il rapporto che si crea tra ipnologo e paziente – prosegue Fantino -, poi l’induzione, con il paziente sul lettino in sala operatoria, attraverso tecniche verbali e non verbali e tecniche di focalizzazione. Io, ad esempio, utilizzo spesso la focalizzazione sul respiro. Raggiunta l’ipnosi, lavoriamo su suggestioni mirate a favorire il rilassamento e il mantenimento delle posizioni necessarie all’intervento, che devono essere mantenute anche per alcune ore. In questo modo abbiamo ottenuto la riduzione di sedativi e analgesici”.
Una tecnica innovativa che a Cuneo viene utilizzata per le ablazioni delle tachiaritmie, procedura mini invasiva che permette di curare le aritmie cardiache.
“I disturbi del ritmo cardiaco sono molto frequenti – spiega Erika Taravelli, elettrofisiologa -. La fibrillazione atriale colpisce l’80% degli ultrasettantenni e, quando c’è scompenso cardiaco, deve essere trattato prima con i farmaci e poi con l’ablazione transcatetere, che è un intervento mini invasivo durante il quale vengono bruciate le cellule responsabili delle aritmie attraverso dei piccoli cateteri inseriti dalle vene dell’inguine. Essendo un’operazione di alta precisione, è necessario che il paziente resti immobili da una a 3-4 ore, mantenendo uno stato di calma. A Cuneo ne eseguiamo circa 130-150 all’anno, numeri fortemente in crescita grazie anche alle nuove tecnologie”.
“Il nostro obiettivo – aggiunge il direttore generale Livio Tranchida, direttore dell’azienda ospedaliera Santa Croce e Carle – è sempre quello di garantire ai pazienti il migliore percorso di cura, con un particolare riguardo all’umanizzazione dello stesso. L’introduzione della tecnica dell’ipnosi, laddove possibile, risponde anch’essa a questa esigenza e l’investimento dell’azienda per la formazione di operatori esperti ha dato finora esiti incoraggianti”.