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Lunedì 11 novembre 2024

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Che cosa devo fare?

La nostra vita è in guerra tra due prospettive: una fatta di cose e di quotidiano, l'altra che si nutre di richiami, vocazione e sogno

Cuneo

La Guida - Che cosa devo fare?
XXVIII-domenica-del-tempo-ordinario.jpgSap 7,7-11; Sal 89; Eb 4,12-13; Mc 10,17-30

Sembra che il «cammello» fosse un tipo di corda adoperata in lavori da carpenteria. Una fune grossa, spessa, consistente, adatta al sostegno e al traino di pesi considerevoli. Si capisce meglio così l’aforisma diventato proverbio di un cammello che non ce la fa a passare per la cruna di un ago.
Una metafora, quella del Maestro, per dire l’incompatibilità fra l’umana pulsione al possesso e le ragioni del Regno.
Un tale, ricco ma senza nome (la sua identità rubata dal denaro?) corre incontro a Gesù perché desidera vivere davvero. Un Gesù che è in cammino per andare là dove donerà se stesso per ereditare la vita oltre la morte.
Un grande rischio quello che quell’uomo senza nome sta per affrontare: interrogare Gesù per sapere la verità su se stesso. Un rischio perché la parola di Dio, incarnata in Cristo e poi testimonianza scritta, è «tagliente come una spada», così viva che «penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito…», discerne i sentimenti e i pensieri del cuore dell’uomo.
«Cosa devo fare per essere vivo davvero?»: domanda immensa.
Gesù risponde elencando cinque comandamenti e un precetto.
«Maestro, tutto questo io l’ho già fatto, da sempre».
Eppure….
Gesù fissò lo sguardo su di lui e lo amò. Lo amò per quel «eppure», che racconta fame e sete d’altro: osservare la legge non ha riempito la vita.
Gesù lo fissa. Quell’uomo fa una esperienza da brividi, sente su di sé lo sguardo di Gesù, incrocia i suoi occhi amanti.
E se io dovessi continuare il racconto direi: adesso gli va dietro, è preso dal fascino del Signore, non resiste…
E invece, ecco la conclusione che non ti aspetti: «Una cosa ti manca, va’, vendi, dona ai poveri…». Dona. Sarai felice se farai felice qualcuno. Tu non sei ciò che hai, ma ciò che dai.
Dare: verbo che fa paura. Noi vogliamo prendere, trattenere, accumulare. Nel Vangelo il verbo amare si traduce sempre con il verbo dare.
Ma l’uomo ricco se ne va triste.
La nostra vita è in guerra tra due prospettive: una è fatta di cose e di quotidiano e la seconda si nutre di richiami e appelli, di vocazione e sogno.
L’uomo ricco cammina triste: hanno vinto le cose e il denaro; almeno per il momento (poi chissà!), non segue più la vita come appello, ma la vita come esistenza ordinaria, ostaggio delle cose.
Per tre volte si dice che Gesù «guardò»: con amore, con preoccupazione, con incoraggiamento. La fede altro non è che la mia risposta al corteggiamento di Dio, un’avventura che nasce da un incontro e poi gli doni tempo e cuore. Quell’incontro è la perla preziosa, il tesoro nascosto che trovato permette di vendere tutto.
«Tutto è possibile presso Dio». Egli è capace di far passare un cammello per la cruna di un ago, poiché ha la passione dell’impossibile.
Don Lorenzo Milani sul letto di morte lo ha capito: «adesso finalmente vedo il cammello passare per la cruna dell’ago». Era lui, il cammello, lui di famiglia ricca e potente, che passava per la cruna della piccolezza.
«Signore, ecco noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito, cosa avremo in cambio?». Anche per i discepoli non è sempre facile fidarsi delle parole del Maestro, entrare nella logica di un capovolgimento che può essere compiuto solo da Colui che è buono perché può salvare.

Che cosa devo fare?

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