È intorno al tema della scelta che ruota il numero 104 della rivista “Il presente e la storia” dell’Istituto storico della Resistenza e della Società contemporanea di Cuneo. Riportando gli atti di quattro convegni, il volume sottolinea un’apertura verso problematiche diverse da quelle strettamente connesse alla ricerca istituzionale della rivista, ma al contempo rimarca quanto il tema preso in considerazione assuma sfaccettature nelle sue ricadute sul vivere civile. Sia essa una scelta di campo politica sia una riflessione sul mondo contemporaneo in termini di crisi climatica o ecologia, la scelta coinvolge le singole persone e poi le istituzioni che le rappresentano.
È dunque largamente fondata la dimensione etica che appare con evidenza chiamando in causa la decisione personale di aderire, pur in modalità diverse a seconda del contesto storico e sociale in cui si opera, a comportamenti di dissenso nei confronti della linea di pensiero imperante. Il diritto/dovere di scegliere “implica una visione del mondo, un’idea di come stare in società con gli altri, di cosa fare del proprio tempo e cosa lasciare dopo di sé”.
In questa ottica gli atti del primo convegno tornano sul dissenso nei confronti della dittatura fascista. Nel ventennio il malcontento, pur contrastato con la propaganda e la repressione, è diffuso, ma, annota Giorgio Amendola, “mancavano le forze antifasciste capaci raccogliere questo malcontento e trasformarlo in forza organizzata”. Così l’immagine che il regime si costruisce si nutre anche di una diffusa indifferenza, ribattezzata “menefreghismo” secondo una retorica di facile presa, a cui viene risposto dopo il 1943 con un impegno nella lotta motivato anche dal fatto “che non era da giovani appartarsi dalla vita della nazione per adagiarsi mollemente in un indifferentismo più dannoso che inutile”.
Qui si incentra il tema della scelta di campo nella lotta di Liberazione, ma anche l’eredità che questa lascia al presente nella forma di lezione contro “la mancanza d’interessi, la rinunzia all’impegno e alla partecipazione”. Ci pensa poi Adriana Muncinelli ad allargare lo guardo allorché affronta il tema dei Giusti e guarda oltre i confini della Shoah. Essere Giusti si manifestava allora, come oggi, anche in piccoli gesti nella consapevolezza che “non lasciar morire le persone in pericolo era per molti un imperativo morale prioritario e insieme un’ebbrezza di libertà che sconfiggeva la paura”. Né passa inosservato l’orizzonte ampio che si apre parlando dei Giusti come coloro che “nel mondo hanno cercato o cercano di impedire il crimine di genocidio e di difendere i diritti dell’uomo”.
Il tema della scelta è fecondo terreno per la riflessione di Angela Michelis sull’Apocalisse, nell’ambito del convegno dedicato alle “Catastrofi tascabili”, laddove emerge l’aspetto della responsabilità verso il mondo e verso le generazioni future, declinazione moderna dell’imperativo kantiano “opera in modo che la massima della tua volontà possa valere in ogni tempo come principio di legislazione universale”.
Il presente e la storia n. 104: 1943. Il tempo delle scelte
di autori vari
Editrice Istituto storico della Resistenza e della Società contemporanea
euro 20