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Mercoledì 9 ottobre 2024

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La vita riflessa nei colori in caleidoscopiche emozioni visive

Ivana Ceresa crea opere sono caratterizzate dalla scomposizione geometrica di figure e oggetti tratti dalla vita quotidiana

cuneo

La Guida - La vita riflessa nei colori in caleidoscopiche emozioni visive

Ivana Ceresa è nata a Cuneo nel 1963 e ha frequentato il Liceo Artistico Ego Bianchi di Cuneo, diplomandosi presso l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, sezione decorazione, prima con Francesco Castrati e Nino Aimone, poi con Hsiao Chin.
Ha collaborato con il Comune di Torino (Teatro per Ragazzi) per la realizzazione di scenografie progettate da Francesco Casorati e Ugo Nespolo. Sempre con Casorati ha eseguito il soffitto di una villa privata di Torino. A Cuneo ha collaborato con lo scenografo Luciano Cerutti alla progettazione e realizzazione di alcune scenografie per  il teatro dei ragazzi e per le sfilate di moda. Sempre nel campo della moda ha realizzato fotograficamente un manifesto pubblicitario. Nel 2005 è entrata a far parte di un gruppo di artisti denominato “Terre Venete”, con i quali espone numerose mostre in Veneto. Sempre nel 2005 ha ricevuto un premio speciale dalla Giuria di Civitella del Lago.
Nel 2007 ha partecipato all’evento “Sheeparade – (le pecore invadono la città)” organizzato dal Comune di Schio. Dal 1979 in poi, ha partecipato a diverse mostre collettive e personali a Cuneo (1979), Fossano (1985), Chiampo (2005) Cittadella (2005), Vicenza (2005, 2006 e 2009), Civitella del Lago (TR) (2005), Costozza, Thiene (2006), Limena (2006 e 2007), Torri diArcugnano (2007), Malo (2007), Schio (2007 e 2008), Ponte di Barbarano (2008) Marostica (2009 e 2010). Si interessa di fotografia e ha partecipato a mostre e concorsi fotografici. Attualmente vive e lavora a Vicenza. Le sue opere sono caratterizzate dalla scomposizione geometrica di figure e oggetti tratti dalla vita quotidiana, come gli strumenti musicali (violini, pianoforti, arpe) e le attività sportive (scherma, ciclismo). I colori utilizzati vengono accostati in modo complementare con esiti di vivacità e di forte impatto visivo. Lo stile è tendenzialmente grafico e si ispira a diverse forme di avanguardia del primo Novecento.

“Ivana Ceresa è pittrice attratta dalla vita riflessa nei colori; – scrive Enrico Perotto – colori che i suoi occhi vedono e la sua mente trasforma in simulacri policromi di figure umane, animali, piante, alimenti e oggetti di diversa natura. Ivana dipinge una sorta di ricordi colorati delle immagini-simbolo della realtà, in cui l’esistenza materiale è fissata in emozioni visive caleidoscopiche, provocate dalla visione destrutturata e astraente degli elementi umani e naturali più riconoscibili, che ha preso le mosse dai giochi di puzzle pseudomeccanici in technicolor di Ugo Nespolo. La qualità ottica che caratterizza le opere pittoriche di Ceresa dipende principalmente dallo sfavillio delle tinte piatte e cangianti, combinato con il principio geometrico della frammentazione di ogni superficie tattile delle cose. Tutto è restituito in apparenze di effetti cromatici puri, fondati sui contrasti simultanei e sul bilanciamento reciproco dei toni caldi e freddi, che si accostano e si compenetrano in variopinte scomposizioni regolari, come nel caso delle gemme lavorate, le cui sfaccettature vibrano di molteplici e briose rifrazioni colorate.  Lo stile pittorico inconfondibile di Ivana si applica, dunque, a determinati soggetti iconografici, trattati ognuno come parti di un discorso tematico più ampio, che investe, in particolare, la sfera dell’essere femminile o più propriamente il ruolo della donna nella storia e nella società”.

C’è il ciclo di opere dedicate alla presenza delle donne nel periodo eroico del Risorgimento. In esso, si pone l’accento sullo stato di inferiorità e di mancato riconoscimento dei ruoli individuali di tante protagoniste dei movimenti insurrezionali che hanno contribuito all’affermazione dell’Unità d’Italia. Ecco poi gli oggetti rivestiti di bellezza formale e cromatica primordiale: dai giocattoli commoventi dei bambini pre-tecnologici (bambole, cavallini a dondolo, aeroplanini, trottole) alle Teapot o teiere di foggia rotonda, quadrata e triangolare; dalle calzature da donna, icone seducenti dell’eterno femminino, alle scarpe da ginnastica come “centro d’unione” o segno di correlazione tra le diverse specialità sportive, che pertanto risultano accomunate da una tipica immagine consuetudinaria; dagli strumenti musicali (violini, chitarre, pianoforti, arpe), interpretati come onde di trasmissione sonora che richiamano il bisogno di vivere in concertazione armoniosa tra le persone, agli “uccelli immobili”, figure di volatili fissati su sostegni e sospesi in una dimensione metafisica di attesa, di disposizione ‘naturale’ alla morte delle creature viventi; dallo sviluppo modulare delle vivide composizioni floreali e vegetali alle fantasmagorie ottiche dei quadri dedicati al cibo, come la pasta; dalle raffigurazioni di animali gioiosamente immersi nella vitalità dei colori a quelle in cui gli stessi sono diventati sia cibo da desco domestico sia ricordo di tragedie, ma anche di rinascita delle creature marine colpite dallo ‘tsunami’. Ecco infine i dipinti di figure femminili comodamente sedute su divani e immerse totalmente nella lettura, ma soprattutto ecco i soggetti incentrati specificamente sulle attività sportive, di cui sono presentati i momenti più esaltanti, quelli compiuti durante le imprese agonistiche e che coincidono con la fase del massimo sforzo, come l’affondo nella scherma e il taglio del traguardo nel ciclismo, magari proprio dell’atleta in maglia rosa, esultante di irrefrenabile felicità.

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