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Lunedì 29 aprile 2024

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Fondazione Crc: eticità degli investimenti, sostenibilità e territorio

È quello che chiede alla nuova governance che si sta definendo il gruppo di Monviso in Movimento

La Guida - Fondazione Crc: eticità degli investimenti, sostenibilità e territorio

Monvicon Iin Movimento fa un’ampia riflessione sul ruolo della Fondazione Crc e dunque sulla futura nomina di presidente e consiglio di amministrazione e di un ruolo condiviso con il territorio dal punto di vista progettuale e degli investimenti.

La recente presentazione del bilancio di mandato 2020 24 della Fondazione CRC e le grandi manovre avviate per il rinnovo dei vertici della stessa, che si svilupperanno nei prossimi mesi, stimolano alcune riflessioni di tipo programmatico.
 In questa fase di ricostituzione degli organi sarebbe interessante, oltre che utile, che i diversi enti che designano i propri rappresentanti nel nuovo Consiglio della Fondazione, preso atto del lavoro svolto nel quadriennio trascorso, individuassero degli obiettivi strategici per caratterizzare il prossimo programma. Cioè oltre a pensare a chi nominare individuare un mandato da assegnare loro, un po’ come fanno gli azionisti verso l’amministratore delegato nelle società per azioni.
E proprio su questo tema ci permettiamo di segnalare alcune questioni, poco più che titoli, che riteniamo qualificanti. Sui due fronti, quello delle erogazioni e quello della gestione del patrimonio.

Le erogazioni sono l’ambito che raccoglie il maggior interesse da parte degli stakeholder e delle molte realtà territoriali e i numeri del passato quadriennio lo dimostrano. Ciò nonostante ribadire alcune indicazioni ci sembra opportuno:

  • privilegiare progetti strategici, magari pluriennali rispetto al contributo per iniziative singole o per la gestione ordinaria ( i cosiddetti “contributi a pioggia”);
  • valutare e possibilmente misurare la ricaduta sul territorio dei progetti approvati, sia nella previsione che, soprattutto, a consuntivo;
  • seguire un sistema di tracciabilità dei progetti finanziati, con fasi di monitoraggio in itinere e relazione finale resa pubblica alle comunità di riferimento.

Ma è sul fronte della gestione del patrimonio, parliamo di circa 1.900 milioni di euro (1,9 miliardi di €) che vorremmo soffermarci maggiormente, sottolineando tre aspetti che riteniamo importanti:

  • Eticità degli investimenti. Non solo spazio e attenzione all’elemento reddituale (principio dell’economicità della gestione, criteri prudenziali, diversificazione del rischio) ma maggior spazio e attenzione ai criteri etici per le realtà (aziende, fondi) in cui si investe. E’ vero, già si chiede a queste realtà il rispetto dei criteri ESG (Environment, Social and Governance) che misurano il rating di sostenibilità. Ma una maggior attenzione e restituzione al territorio delle scelte tecnico-finanziarie fatte internamente dalla struttura sarebbe opportuno. Nel Rapporto annuale 2022 su 70 pagine solo poche pagine sono dedicate al patrimonio e alla sua gestione, il grosso è dedicato all’attività progettuale ed erogativa.
  • Investire in sostenibilità. Riteniamo importante, in questa fase storica, dare come indirizzo il puntare su investimenti green. Dare cioè priorità all’investimento pulito prima ancora di valutare la redditività sul fronte esclusivamente finanziario, anche rischiando di perdere qualche risorsa per le erogazioni.
  • Investire sul territorio. Non soltanto con l’attività erogativa ma anche attraverso lo stesso patrimonio da investire su interventi che hanno una redditività certa. Per sostenere, ad esempio, gli investimenti previsti sul ciclo idrico integrato in provincia di Cuneo si potrebbero investire risorse della Fondazione a fronte della redditività garantita dalla tariffa pagata dai cittadini. Anche altre opere pubbliche, come il nuovo Ospedale di Cuneo, potrebbero essere finanziate, in parte, con risorse patrimoniali della Fondazione, a fronte di un piano economico finanziario che garantisce la giusta redditività. O ancora le Comunità Energetiche Rinnovabili potrebbero essere sostenute alle medesime condizioni.

In conclusione, vorremmo che, accanto alle discussioni sui papabili e sulle poltrone, gli enti designanti si esprimessero anche con indirizzi progettuali chiari, esplicitati in un mandato preciso al nuovo Consiglio. E che tale mandato fosse frutto di una riflessione ampia, di un confronto con le diverse realtà sociali. A questa elaborazione saremmo contenti di partecipare.

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