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Lunedì 29 aprile 2024

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Contributi non dovuti per assistenza migranti, coop a processo

Continua il procedimento che vede coinvolti i responsabili di tre realtà operanti anche nel cuneese: Immacolata 1892, Il Tulipano e Casa dell’Immacolata

La Guida - Contributi non dovuti per assistenza migranti, coop a processo

Cuneo – Prosegue al tribunale di Cuneo il processo alle cooperative Immacolata 1892, Il Tulipano e Casa dell’Immacolata, i cui responsabili E. A., G. M., G. B. e C. B. sono accusati di aver indebitamente percepito circa 300.000 euro di contributi statali attestando falsamente la presenza di migranti presso le loro strutture. Fra i vari testimoni chiamati dalle difese, è stato ascoltato anche Gualtiero Revelli, sindaco di Belvedere Langhe fra il 2017 e il 2018, quando la cooperativa casa dell’Immacolata attivò nel Comune un Cas dove venivano ospitate solo donne. Esattamente come già riferito da una delle operatrici per Monterosso Grana, anche nel Comune delle Langhe l’accoglienza fu fredda per poi diventare una bella esperienza sia per i residenti sia per gli immigrati: “Inizialmente non ero molto contento perché il paese è molto piccolo; in realtà non abbiamo mai avuto problemi tranne per il fatto che le ragazze ospiti avevano iniziato a praticare il mestiere più antico del mondo. Io l’ho detto al loro presidente e nel giro di due giorni è finito tutto. Abbiamo avuto collaborazioni con loro, per piccoli lavori socialmente utili, per la pulizia delle strade. È stata una bella cosa”.
Oltre agli operatori che erano stati coinvolti dalle cooperative per tenere corsi di informatica e di cucina, è stato chiamato a deporre in aula anche il geometra che nel 2005 era stato incaricato dal presidente delle cooperative E. A. di progettare i lavori di ristrutturazione nel terreno della sua società a Pietra Ligure: in quella proprietà, che secondo l’accusa non risultava essere accreditata come struttura dove tenere dei corsi, i ragazzi avrebbero svolto lavori da muratore senza essere pagati. Il geometra in aula ha però riferito che i lavori di ristrutturazione erano stati svolti nel 2005, prima che arrivassero i giovani richiedenti asilo e che effettivamente in quella tenuta, di cui una parte era stata alienata e un’altra affittata a un’associazione che teneva gli asinelli, c’era una scuola per imparare a fare muretti a secco: “La costruzione era tale e quale a quando è stata ristrutturata. Il terreno intorno era pulito e le piante potate. C’era un muretto a secco che veniva costruito e buttato giù. Serviva per imparare”. Il processo proseguirà con altri testimoni di difesa.

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