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Domenica 28 aprile 2024

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Stalking, minacce e appostamenti: condannato a un anno e mezzo

I fatti sono avvenuti nel fossanese, vittima una giovane donna che già aveva subito atti persecutori dall'ex marito

La Guida - Stalking, minacce e appostamenti: condannato a un anno e mezzo

Fossano – Continue chiamate e messaggi sul cellulare a ogni ora del giorno e della notte, minacce e appostamenti davanti al luogo dove lei lavorava (tanto da indurla a licenziarsi e a cambiare città) e l’invio ad alcuni parenti della donna di video intimi girati al tempo della loro relazione; sono queste le accuse che hanno portato C. B., cittadino albanese residente nel fossanese, a rispondere davanti al tribunale di Cuneo dell’accusa di stalking e revenge porn ai danni di una giovane donna, già vittima di atti persecutori subiti dall’ex marito da cui aveva avuto cinque figli.

I due si erano conosciuti a marzo 2021 su Facebook e dopo l’estate l’uomo andò a vivere da lei, ma da quel momento la relazione si sarebbe trasformata in un incubo per la donna, vittima della gelosia del fidanzato che la accusava continuamente di tradirlo con altri uomini. “Pretendeva di controllare ogni mio movimento – aveva raccontato la donna in aula – arrivando ad attivare la videochiamata quando usciva di casa la mattina fino a quando tornava la sera e pretendeva che ruotassi la videocamera per vedere chi c’era intorno a me; quando andavamo al bar dovevo tenere gli occhi bassi per non incrociare lo sguardo di altri uomini”.

In aula l’accusa ha raccolto anche la testimonianza di un giovane ragazzo impiegato in un’officina, che l’imputato avrebbe minacciato solo perché aveva notato in più di un’occasione la sua auto parcheggiata davanti al palazzo dove la donna lavorava come badante. L’ultima litigata avvenne a dicembre 2021, quando la donna sarebbe stata avvicinata dal proprio dentista mentre faceva rifornimento dal benzinaio: la violenta scenata dell’uomo in quella circostanza indusse la donna a fuggire di casa prima che lui arrivasse e a rifugiarsi dai vicini.

I Carabinieri ascoltati in aula riferirono di averlo trovato sul pianerottolo in preda a una fortissima agitazione e impiegarono molto tempo a calmarlo e ad allontanarlo dell’edificio. In quell’occasione la donna non sporse denuncia ma dopo una breve rappacificazione lo lasciò definitivamente a inizio 2022. Da quel momento iniziarono gli atti persecutori, con centinaia di telefonate e messaggi, appostamenti, video a parenti (imputazione per la quale però il giudice ha dichiarato il non doversi procedere per mancanza di querela). Proprio il padre della donna aveva dichiarato di aver dovuto accompagnare la figlia al lavoro per la paura di incontrare l’ex fidanzato e in seguito al trasferimento di lei per un po’ di tempo non aveva neanche saputo il suo nuovo indirizzo.

Per il pubblico ministero Francesco Lucadello, che aveva chiesto una condanna a due anni e tre mesi di reclusione, il racconto della donna era credibile e genuino quando aveva descritto la relazione nella sua evoluzione, dall’iniziale felicità all’angoscia indotta dall’atteggiamento dell’uomo: uno stato d’ansia tale da indurla a licenziarsi e cambiare città rinunciando anche al rapporto con i figli, affidati ad altri parenti. Stato d’ansia che per l’avvocato di parte civile era stato generato dall’esclusivo desiderio di vendetta e denigrazione dell’uomo per la scelta della donna di porre fine a quella relazione malata, chiedendo un risarcimento da stabilire in sede civile.

Per l’avvocato della difesa invece quell’ansia era dovuta più al ricordo della precedente sofferenza subìta dall’ex marito che per la reale pericolosità del proprio assistito e per questo motivo ne aveva chiesto l’assoluzione. Il giudice ha però accolto la richiesta di condanna per gli atti persecutori infliggendo a C. B. la pena di un anno e sei mesi di reclusione e il pagamento di una provvisionale di 5.000 euro a favore della parte civile con risarcimento di stabilire in separata sede, dichiarando il non doversi procedere per l’accusa di diffusione illecita di immagini e video sessualmente espliciti per mancanza di querela.

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