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Giovedì 25 aprile 2024

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Esportazioni, record e prospettive

Tra gli ostacoli maggiori dell’export ci sono le barriere al commercio internazionale. Trainano vino, pasta e ortofrutta

La Guida - Esportazioni, record e prospettive

Nonostante la guerra, cresce nel mondo la domanda di prodotti agroalimentari Made in Italy con il record delle esportazioni nazionali per frutta, verdura, pasta, vino ed extravergine di oliva. Il 2022 ha fatto segnare il record storico di 60,7 miliardi di euro, trainato dai prodotti simbolo della dieta mediterranea come vino, pasta e ortofrutta fresca che salgono sul podio dei prodotti italiani più venduti all’estero. Sul mercato interno il 2022 chiude invece con un aumento della spesa alimentare degli italiani del +6,4% sul 2021 in conseguenza dell’aumento dei prezzi, mentre i volumi per molti prodotti sono addirittura in contrazione, secondo l’analisi Coldiretti su dati Ismea.

Il re dell’export tricolore si conferma il vino per un valore stimato vicino agli 8 miliardi di euro nel 2022. Al secondo posto si piazzano la pasta e gli altri derivati dai cereali con un volume di vendite all’estero che a fine anno voleranno ben oltre i 7 miliardi di euro mentre al terzo ci sono frutta e verdura fresche con circa 5 miliardi e mezzo di euro di export. 

La Germania resta il principale mercato di sbocco dell’alimentare con un valore di 9,4 miliardi davanti agli Stati Uniti con 6,6 miliardi, che superano di misura la Francia, al terzo posto 6,5 miliardi. Risultati positivi anche nel Regno Unito con 4,2 miliardi che evidenzia come l’export tricolore si sia rivelato più forte della Brexit.

Barriere al commercio internazionale

Nonostante il successo delle vendite di vino, ortofrutta e altri prodotti simbolo del Made in Cuneo fuori dai confini nazionali, restano un forte ostacolo alle esportazioni le barriere al commercio internazionale. Se le pere cinesi Nashi, ad esempio, arrivano regolarmente nel nostro Paese, quelle italiane non possono andare in Cina perché non è stata ancora concessa l’autorizzazione fitosanitaria. Porte sbarrate anche ai kiwi in Giappone perché non è ancora completato il dossier fitosanitario aperto dal 2008, in barba all’accordo di libero scambio Jeta siglato dall’Unione Europea con il Governo nipponico. Alle barriere commerciali si aggiungono i danni causati dalla concorrenza sleale  con quasi 1 prodotto alimentare su 5 importato in Italia che non rispetta le normative in materia di tutela della salute e dell’ambiente o i diritti dei lavoratori vigenti nel nostro Paese. Ne sono un esempio le nocciole dalla Turchia, su cui pende l’accusa di sfruttamento del lavoro delle minoranze curde, ma anche l’uva dell’Argentina e le banane del Brasile gravati da pesanti accuse del Dipartimento del lavoro Usa.” “È necessario – chiede Coldiretti – che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro gli alimenti in vendita sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità che riguarda l’ambiente, il lavoro e la salute”.

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