Cuneo – La peste suina africana fa sempre più paura nel Piemonte meridionale e anche Cuneo si muove a livello di istituzioni locali. L’area più monitorata in Italia è quella a cavallo tra alessandrino e genovese, dove da dicembre 2021 si sono riscontrati casi di carcasse di cinghiali infette dalla patologia animale (che non si trasmette a l’uomo, ma mette a forte rischio gli allevamenti suinicoli); all’ultimo aggiornamento dell’Istituto zooprofilattico, di mercoledì 1° marzo, viene riferito di 421 casi finora, di cui 282 in Piemonte.
Oggi (venerdì 3 marzo) interviene sul tema anche la Provincia di Cuneo, che attiva (con provvedimento del presidente Luca Robaldo) un gruppo di lavoro specifico, dedicato al problema della peste suina africana. L’obiettivo è “apportare ulteriori implementazioni alle misure già messe in campo dall’ente”. Ne fanno parte il consigliere delegato Silvano Dovetta e i due consiglieri competenti per territorio, rispettivamente Massimo Antoniotti e Annamaria Molinari. Tra gli interventi da mettere effettivamente in campo, secondo le organizzazioni professionali agricole, quello prioritario è un forte depopolamento dei cinghiali attraverso gli abbattimenti (l’obiettivo annunciato da almeno un anno è 50.000 capi in Piemonte, ma si è molto lontani da quelle cifre), in quanto questi animali sono il primo veicolo di diffusione di questa patologia, e quindi oltre a distruggere i fondi coltivati mettono a rischio una produzione fondamentale per l’economia agricola della Granda.
“Questo aspetto è fondamentale – dice Robaldo – per rallentare il più possibile la corsa della peste suina in una provincia che, con le sue 800 aziende e quasi 900.00 capi, rappresenta da sola il 10,6% degli allevamenti suinicoli italiani. Ho percepito le difficoltà del nostro ente, confermatemi dalla struttura, nell’applicazioni delle disposizioni nazionali e regionali ed è per questo che mettiamo in campo strumenti straordinari”.
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