La distanza è diventata un concetto su cui è indispensabile riflettere. La crisi ucraina ha scosso l’Europa perché la si percepisce “vicina”. La polemica sulle frontiere aperte per certi profughi e non per altri rientra in questa percezione della vicinanza. La distanza diventa il metro con cui misurare le relazioni tra le persone, il loro grado di responsabilità reciproca che a sua volta ha ricadute in atteggiamenti politici ed economici.
Intorno a questi concetti Chiara Cozzi costruisce una riflessione secondo un approccio sociopsicologico che pone le basi per la riflessione etica. Osserva il contesto, ne valuta le caratteristiche, le implicazioni e gli eventuali comportamenti da assumere per mutarlo. Il contesto è un mondo ferito da profonde diseguaglianze e sempre più piccolo. La distanza si è assottigliata per cui evitare gli interrogativi sull’equa distribuzione della ricchezza presuppone una precisa scelta personale. Si incastona qui il tema della responsabilità e la riflessione dal piano economico si fa morale.
Nel mondo sono aumentati gli obblighi verso gli altri proprio perché non si può volgere lo sguardo dall’altra parte. Chi siano questi altri è questione aperta. La tendenza è di maggior benevolenza nei confronti dei vicini: “un differente grado di prossimità può influenzarci profondamente, impedendoci di esercitare la medesima benevolenza verso tutti”. La distanza indebolisce la “simpatia” fino a sfociare in indifferenza o sospetto.
L’autrice non esclude a priori l’importanza di essere accanto ai vicini, a coloro che condividono lo stesso territorio. Diventa problematico quando questo punto di vista si fa esclusivo, restringe lo sguardo alle relazioni più prossime. Slogan politici si nutrono di questa responsabilità “ristretta”. Esistono “obbligazioni speciali”, ammette, dovute a gruppi specifici, come famiglia o nazione. La loro singolarità però non si fonda su un presunto merito superiore rispetto ad altri, bensì sulla base delle umane relazioni di affetto, di amicizia. Escludono quindi “doveri dovuti a ciascuno semplicemente in quanto persona”, mentre sembra affermarsi la tendenza “a circoscrivere il perimetro degli esseri umani verso cui si applicano le responsabilità morali escludendo determinate categorie di esseri umani”.
La dimensione morale della distanza ha a che fare con la povertà in quanto lontana, percepita come alterità al mondo in cui si vive. Gioca anche l’effetto “vittima non identificabile” per cui l’altra parte del mondo è percepita come un generico gruppo sociale caratterizzato da uno stato di immobilismo economico a cui si risponde con altrettanto superficiale filantropismo.
Contro questa prospettiva l’autrice si appella alla “benevolenza” come atteggiamento di consapevole sensazione di prossimità, quindi di responsabilità. Non solo il problema altrui è anche nostro, ma occuparsi degli altri, nella linea evolutiva, può essere vincente. Fonda la cooperazione e pone le basi per la reciprocità secondo una concezione concentrica del mondo che dall’ambito individuale si apre a quello familiare estendendosi al genere umano.
IL PROBLEMA MORALE DELLA DISTANZA E LE SUE IMPLICAZIONI
di Chiara Cozzi
Il cielo stellato
€ 17,5