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Venerdì 29 marzo 2024

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Omicidio nel 1996, accusata ex insegnante che vive nel cuneese

Riaperto il caso della morte violenta di una 24enne a Chiavari, indagata una donna che oggi ha 53 anni: il movente sarebbe stato di carattere passionale

La Guida - Omicidio nel 1996, accusata ex insegnante che vive nel cuneese

Cuneo – C’è un risvolto cuneese nella riapertura delle indagini per un omicidio avvenuto 25 anni fa nel genovese e di cui non sono mai stati identificati i responsabili: per l’uccisione di Nada Cella (nella foto, da Tgr Rai Liguria), nel maggio 1996 a Chiavari nell’ufficio del commercialista per cui lavorava, è indagata Annalucia Cecere, 53 anni, ex insegnante, residente in provincia di Cuneo. Oltre all’accusa di omicidio aggravato per la donna, c’è quella di falsa testimonianza per il commercialista Marco Soracco e per la sua anziana madre. Le indagini sono state riaperte grazie alla determinazione e alle informazioni raccolte da una criminologa, Antonella Pesce Delfino, che per anni ha cercato testimonianze e riscontri, anche con la collaborazione di Silvana Smaniotto, la madre della vittima. Sono anche emerse inadempienze e superficialità nelle prime indagini (in cui, tra l’altro, la Cecere venne anche sentita e scagionata nel giro di pochi giorni), insieme a contrasti tra inquirenti che resero difficili le indagini; inoltre sono stati riportati indizi trascurati allora (compresi alcuni bottoni, ritrovati in casa della Cecere) e sono state recuperate testimonianze oculari, tra cui una mendicante che vide la donna uscire dallo stabile in cui avvenne l’omicidio. Alla base dell’omicidio, con diversi colpi inferti con un oggetto mai ritrovato, ci sarebbe stata la gelosia: la Cecere, 28 anni compiuti da pochi giorni all’epoca del fatto, avrebbe voluto prendere il posto della Cella, 24enne, come segretaria nello studio di Soracco, di cui si era invaghita e con cui intendeva avviare una relazione stabile. Ora, a un quarto di secolo, la madre della vittima e le persone che le sono vicine sperano in una risposta sulle responsabilità di quella morte, grazie anche ai nuovi strumenti di indagine genetica a disposizione della magistratura.

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