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Domenica 22 dicembre 2024

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Spese militari, il coraggio di cambiare

L'associazione Papa Giovanni XXIII: “Chi semina armi, raccoglierà profughi: prendiamo atto e cambiamo strada riducendo le spese per armamenti e investendo il denaro risparmiato in sanità, scuola e ambiente

La Guida - Spese militari, il coraggio di cambiare

Dal 24 al 30 ottobre si celebra la Settimana internazionale per il Disarmo, indetta dall’ONU nel 1978 per promuovere la riduzione di armamenti ed eserciti nel mondo. L’Italia però non sta certo seguendo la via del disarmo, semmai il contrario. Alcuni esempi:

– la previsione delle spese militari per il 2020 è arrivata a 26,3 miliardi di euro, livello mai raggiunto;

– nelle basi di Aviano e Ghedi ospitiamo 70 testate nucleari statunitensi in violazione del Trattato di non proliferazione nucleare (TNP) firmato dall’Italia nel 1975;

– nel 2019 l’Italia ha autorizzato la vendita di armi a Paesi in conflitto o che non rispettano i diritti umani, in aperto contrasto con la legge 185/90; per giunta le due maggiori aziende di armi italiane sono a partecipazione o controllo statale;

– durante la fase più acuta della pandemia sono state considerate “essenziali” le aziende produttrici di armi che non hanno chiuso nemmeno quando ci sono stati contagi nei lavoratori;

– alcuni capitoli di spesa dei capitali, che dovranno arrivare con il Recovery Fund, sono stati ascritti alla voce “potenziamento della filiera industriale aerospaziale e di difesa” in conflitto con le direttive dell’Unione Europea che indicava di investire in sanità, clima, digitale.

Noi chiediamo al governo il coraggio di cambiare.Pensiamo che riguardo a questo argomento sia necessario un radicale mutamento di prospettiva e chiediamo che:

  • vengano azzerati per il 2021 i nuovi fondi allocati sia al Ministero della Difesa che a quello dello Sviluppo Economico per l’acquisto di nuove armi;
  • sia firmato e ratificato il Trattato per la messa al bando delle armi nucleari approvato dall’Onu nel 2017 e conseguentemente siano restituite al mittente le 70 testati nucleari presenti sul suolo italiano;
  • la legge 185/90 venga rispettata in ogni sua parte e che non siano più autorizzate commesse di armi a Paesi in conflitto o che non rispettano i diritti umani;
  • l’Italia non si renda corresponsabile di alimentare focolai di guerra e che, alle aziende a partecipazione o controllo statale, venga richiesta una significativa riconversione della produzione bellica in quella civile;
  • sia istituito il Ministero della Pace per promuovere la difesa civile, gestire i conflitti sociali, difendere i diritti umani, educare alla nonviolenza.

Nel 2011 Jurgen Grasslin, giornalista e pacifista tedesco, disse: <<Chi semina armi, raccoglierà profughi>>.                                                                               E’ stato profeta: prendiamone atto e cambiamo strada riducendo le spese per armamenti e investendo il denaro risparmiato in sanità, scuola e ambiente.

Erio Ambrosino e Mattia Pesce, Comunità Papa Giovanni XXIII

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