Limone Piemonte – È proseguito stamattina al tribunale di Cuneo il processo che deve far luce sulla morte di E.P. alpinista francese, travolto da una valanga il 23 dicembre del 2016 mentre scendeva dal monte Chiamosseo insieme ad altri otto alpinisti e alle due guide alpine P.C. e V.R. che proprio in seguito a quell’incidente sono chiamate a rispondere dell’accusa di omicidio colposo. In aula oggi è stata la volta del perito del pubblico ministero, chiamato ad esporre la propria relazione e le proprie conclusioni sull’incidente e a rispondere alle domande degli avvocati delle due difese, l’avvocato Vittorio Sommacal per P.C. e l’avvocato Federico Parini per V.R.
Il bollettino che quel giorno avevano in mano le guide era quello emesso quasi 24 ore prima, alle 13 del 22 dicembre. Il bollettino parlava di un rischio 4 per il 22 dicembre e di un rischio 3 per il 23, giorno della discesa del gruppo, con una tendenza per i giorni successivi al rischio 2. “Quella del rischio – ha detto in aula il consulente – è però solo un’informazione di primo livello, quella più immediata, cui seguono le informazioni di secondo e terzo livello, con indicazioni testuali sui pendii più a rischio, che servono proprio agli addetti ai lavori per avere informazioni più precise. Occorre considerare che l’area cui fanno riferimento questi bollettini è molto ampia e quindi il livello di pericolo rappresenta una media tra le differenti zone che ricadono in questa macroarea”.
Secondo il consulente, anche se il bollettino relativo a tutta la zona parlava di un livello di pericolo che sendeva da 4 a 3, con una tendenza per i giorni successivi al livello 2, per la zona dove il gruppo aveva intenzione di eseguire la discesa, il livello di pericolo andava interpretato come un 3 “alto”. Una considerazione questa, contestata dalle due difese che hanno fatto notare che la discesa del gruppo era stata effettuata alle 11 del 23 dicembre, vale a dire in prossimità dell’emissione di un nuovo bollettino che come tendenza aveva dato quella di un rischio 2. Secondo il consulente molta importanza quindi avevano le altre informazioni sulla pendenza, che in quel punto era tra i 42 e i 47 gradi, e l’azione del vento che trasportando la neve avrebbe potuto creare aree di maggiore instabilità nel manto nevoso superficiale. Al momento del distacco della valanga, erano scesi già 4 alpinisti, compresa la guida V.R. che guidava il gruppo. Questi vennero travolti dalla valanga sotto la quale rimase sepolto E.P. mentre gli altri tre riuscirono ad emergere e si attivarono per le operazioni di primo intervento per la ricerca del primo segnale con l’apparecchio Artva per la ricerca in valanga. Nelle riprese della telecamera si vede V.R. che si attiva subito mentre gli altri due non sembrano impegnati in una ricerca sistematica. Non si capisce però perchè il resto del gruppo rimasto a monte della valanga e che ha comunque chiamato subito il 118, sia sceso solo 12 minuti dopo l’evento. Erano minuti preziosi per l’attività di autosoccorso”.
L’udienza è stata rinviata al 26 ottobre per ascoltare i consulenti delle difese.