La Guida - L'informazione quotidiana in Cuneo e provincia

Sabato 12 luglio 2025

Accedi a LaGuida.it per leggere il giornale completo.

Non hai un accesso? Abbonati facilmente qui.

Botte continue e maltrattamenti alla moglie: un uomo a processo

Per il pm "una storia di soggezione e oppressione in ossequio a una subcultura che prevede la totale sottomissione della moglie al marito"

Costigliole Saluzzo

La Guida - Botte continue e maltrattamenti alla moglie: un uomo a processo
“Un matrimonio combinato, una storia di soggezione e oppressione in ossequio a una subcultura che prevede la totale sottomissione della moglie al marito”, è questo secondo il pubblico ministero Annamaria Clemente il quadro familiare emerso dal processo che vede imputato D. M., di origine albanese, accusato di maltrattamenti in famiglia in seguito alla denuncia sporta dalla moglie nell’aprile 2021. Una querela in cui sono elencate violenze fisiche e psicologiche messe in atto dall’uomo fin dal giorno del matrimonio e poi ancora in Italia in seguito al loro trasferimento nel 2009. È a questo periodo di dodici anni che fa riferimento il capo d’accusa in cui sono elencati gli episodi di violenza subiti dalla donna costituita parte civile in giudizio. Gli schiaffi volavano per qualsiasi motivo, per l’abbigliamento di lei, per una parola di troppo, per un semplice dispetto volto ad affermare la propria autorità come quando lui versava a terra l’olio per obbligarla a pulire. Una violenza continua e ripetuta che alla fine lei stessa fu indotta a considerare normale come quando raccontando delle botte ricevute la sera del 23 marzo 2017, e per cui intervennero anche i Carabinieri, disse che “lui aveva sempre usato violenza ma mai come quella sera”. E i figli dovevano assistere ai maltrattamenti subiti dalla madre: “Una violenza assistita – ha sottolineato la dottoressa Clemente nella sua requisitoria – che ha inevitabilmente prodotto un trauma nella loro crescita psicofisica”. La violenza era esercitata anche con il totale controllo della vita della donna che versava al marito tutti i soldi guadagnati nei suoi lavori di pulizie a domicilio e che non era autorizzata a spendere neanche per fare un regalo al marito, che infatti distrusse il cellulare che lei gli aveva regalato. Nella ricostruzione degli episodi di violenza che avevano costellato la vita coniugale, anche l’episodio del 23 marzo 2017 a seguito del quale finirono in ospedale tutti e due oltre alla madre di lei che in quel periodo era ospite della figlia. Diametralmente opposte le versioni fornite dal marito, secondo il quale moglie e suocera lo avrebbero aggredito con l’intento di ucciderlo solo per aver detto alla figlia di sei anni di andare a letto dato che era tardi e di averle spinte via solo per difendersi dall’aggressione. Per la donna fu solo l’ennesima aggressione immotivata, condotta con una violenza atroce, con calci e pugni anche quando ormai lei era a terra indifesa. Fu la figlia di sei anni a indicarle il numero dei Carabinieri, come le avevano insegnato a scuola, per chiedere soccorso. Per la Procura le accuse erano state confermate in dibattimento dalle testimonianze dei fratelli della donna e dalle due signore presso cui aveva lavorato e per questo è stata chiesta la condanna dell’imputato a quattro anni e sei mesi di reclusione, una richiesta cui si è associato il difensore di Parte Civile chiedendo un risarcimento di 100.000 euro per la propria assistita in virtù del lungo periodi di maltrattamenti subiti. “Un caso di scuola – ha evidenziato l’avvocato Mannino -, sia dal punto di vista della violenza fisica e psicologica, sia per il lungo periodo in cui si sono verificati. Non mi aspettavo una confessione dall’imputato ma certo ha ampiamente esercitato il diritto a mentire quando ha sostenuto di essere stato lui la vittima delle violenze”. Per l’avvocato Bottasso, difensore dell’imputato, invece gli episodi discussi in dibattimento erano stati quattro: “A volerli credere veri e non ricostruiti in modo orientato in seguito all’allontanamento della donna dalla casa. Singoli episodi insufficienti a costituire un quadro di dolo unitario”, tanto più che secondo la difesa dopo l’episodio del 2017 non sarebbe accaduto nulla fino al giorno in cui la donna andò via con i figli. Una ricostruzione quindi insufficiente sia per l’imprecisione cronologica sia per i riferimenti fattuali che secondo l’accusa dovrebbe portare a un’assoluzione per mancato raggiungimento della prova. Sentenza che arriverà il 16 settembre dopo le repliche delle parti.

La Guida - testata d’informazione in Cuneo e provincia

Direttore responsabile Ezio Bernardi / Editrice LGEditoriale s.r.l. / Concessionaria per la pubblicità Media L.G. s.r.l.

Sede legale: via Antonio Bono, 5 - 12100 Cuneo / 0171 447111 / info@laguida.it / C.F. e P.IVA: 03505070049
Aut. Tribunale di Cuneo del 31-05-1948 n.12. Iscrizione ROC n. 23765 del 26-08-2013

La Guida percepisce i contributi pubblici all’editoria previsti dalle leggi nazionali e regionali.
La Guida, tramite la Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici), ha aderito allo IAP (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.

Privacy Policy Amministrazione trasparente