La decisione dell’Open Baladin di rinunciare alla concessione di Cascina Vecchia, comunicata per il momento in via informale al Comune, riapre il confronto sul futuro dello storico immobile a San Rocco Castagnaretta. La questione è approdata lunedì sera in consiglio comunale con un’interpellanza presentata da Franco Civallero (Forza Italia) che ha chiesto al Comune di avere notizie in merito: “È ancora possibile rivedere il contratto, ribassandolo in linea con gli sforzi fatti dall’impresa, considerando da parte della società la partecipazione alle spese conclusive dei lavori? In alternativa è possibile avviare una manifestazione d’interesse per trovare un nuovo gestore?”.
Per Ugo Sturlese (Cuneo per i Beni Comuni) è invece necessario rivedere del tutto l’idea alla base della gestione dell’immobile: “Quando si parla di un bene culturale di questo valore bisogna valorizzarlo e il Comune non si può tirare fuori dalla gestione e affidarla semplicemente a un ristoratore. Si può invece studiare di fare in modo che alla valorizzazione culturale si accompagnino certamente a delle attività anche di tipo commerciale. Chiediamo che venga riformulato il percorso progettuale per l’utilizzo del complesso, coinvolgendo anche altri enti, come i parchi cuneesi. Questo è un bene di grandissimo rilievo che ha un’identità ben precisa ed è un raro esempio di edificio medievale di questo genere. Io non sono d’accordo sul fatto che basta abbassare l’affitto: va gestita in prima persona dal Comune con le forme che si possono studiare, come i patti di collaborazione”. Per Giancarlo Boselli è “importante uscire senza danni da questo contratto e valutare cosa fare”.
In risposta, l’assessora alla Cultura, Cristina Clerico, ha spiegato: “Non c’è ancora nessuna comunicazione formale da parte di Open Baladin, ma credo che non ci siano ragioni per cui questa comunicazione tardi ad arrivare visto che si tratta di una loro volontà. Il contratto è stato sottoscritto in prima battuta nel 2022 per un valore complessivo di 848.000 euro di canone offerto in gara, con un canone annuo di 42.420 euro ridotto per i primi tre anni del 30%”.
La concessione prevista, ha sottolineato Cristina Clerico, era già una concessione “ibrida che conteneva una parte commerciale e una parte di servizio socio culturale a servizio del territorio. In seguito alla comunicazione formale, in cui comprenderemo anche la linea in diritto che intende seguire il concessionario, provvederemo a convocare la commissione competente. Il bene è completamente recuperato e questa può anche diventare un’opportunità per una riflessione su quella struttura che sicuramente è tra le più potenzialmente interessanti del nostro territorio”.
Franco Civallero ha invitato a valutare ancora la possibilità di rivedere il contratto: “Ritengo che se si possa rivedere quel contratto, cercando di trovare un punto d’incontro, al limite pensando di dividere i due aspetti, quello commerciale e quello culturale”.