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Martedì 1 ottobre 2024

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A Boves ricordati i 500 anni della cappella Enrici

Scoperta una targa che ricorda la storia dell'edificio sacro attorno al quale sarebbe poi stata edificata la chiesa parrocchiale

Boves

La Guida - A Boves ricordati i 500 anni della cappella Enrici

“La storia ricostruita con passione dalla famiglia Enrici percorre uno spazio di 500 anni segnati da grandi cambiamenti sia sociali che ecclesiali. Essa poggia su due pilastri che hanno saputo resistere e anche supportare nelle intemperie che ogni generazione ha dovuto affrontare: la famiglia e la fede. È una storia che può essere istruttiva anche la nostra epoca, perché ci evidenzia i valori che rendono autentici i cambiamenti di oggi”.

Queste parole di don Bruno Mondino raccontano la storia della cappella di San Giovanni Evangelista e Santa Maria Maddalena in Boves. Fu fondata il 10 agosto 1524 nelle vicinanze de “la Ripa di Boves” dove ora si trova la chiesa parrocchiale di San Bartolomeo. A fondarla, il notaio Chiaffredo Enrici che, come scriveva Mario Martini nel volume “Boves dal Medioevo al 2000, impronte di una comunità” “la dotava di beni, lasciando ai fratelli don Antonio e Giovanni l’obbligo di ottenere dall’autorità ecclesiastica il diritto di patronato alla famiglia Enrici con l’onere di quattro messe a settimana” (la domenica, il martedì, venerdì e sabato).

La cappella Enrici è la seconda a destra dell’altare dopo la cappella di San Giuseppe e ospita attualmente una tela risalente al ‘700 e raffigurante una crocifissione con, ai piedi della croce, Maria madre di Gesù, Santa Maria Maddalena e San Giovanni Evangelista.

Oggi, a distanza di cinquecento anni, dopo un lavoro di ricerca iniziato quasi per caso nel 2020, con il prezioso aiuto di Bianca Cravesano e Anna Laura Cavallera, i discendenti del notaio (con la nascita del piccolo Nicola, avvenuta lo scorso 22 giugno è la XVIII generazione), hanno celebrato questo anniversario durante la messa delle ore 18. Una targa commemorativa, descrivente la storia, è stata installata in prossimità dell’altare.

Una storia che lega la comunità alla famiglia Enrici che non si interrompe nemmeno quando, nel 1668, la “chiesuola degli Enrici venne demolita e rimpiazzata da un altare, costruito a spese del Comune di Boves, che con atto del 16 marzo 1675 ne faceva formale cessione agli Enrici. Un’iscrizione in latino, andata distrutta durante i lavori di ammodernamento della chiesa parrocchiale sul finire degli anni 1990, così riassumeva la storia della cappella: “Per maggior gloria di Dio e per il bene della Comunità di Boves, allo scopo di edificare questa chiesa parrocchiale, fu demolita la cappella che si ergeva in questo luogo, eretta e fondata nel 1524 per volontà del notaio Chiaffredo Enrici e per devozione dei fratelli don Antonio e Giovanni Enrici. L’altare riservato in perpetuo alla famiglia degli Enrici per diritto di patronato, giustamente fu concesso alla stessa famiglia perché ne rimanga in vigore il primitivo diritto”.

“Per il mantenimento e funzionamento della cappella – raccontano Ezio e Andrea Enrici – la famiglia aveva istituito una cappellania laicale, ente creato da un fedele (il notaio Chiaffredo) con beni da lui forniti allo scopo di adempiere ad un fine di culto come la celebrazione di messe. A partire dalla costruzione, i membri della nostra famiglia si riunivano periodicamente per eleggere uno di loro, laico o religioso, in quanto cappellano affinché ne amministrasse i beni e mantenesse fede all’impegno delle quattro messe settimanali. La cappellania rimase in vigore fino al 1867 quando, in seguito all’Unità d’Italia, venne promulgata una legge che soppresse tutte le cappellanie interrompendo una tradizione apertasi con don Antonio Enrici e terminata con don Filippo Enrici”. A quest’ultimo si deve la redazione di un albero genealogico che ha permesso anche di recuperare le prime tracce di Enrici a Boves.

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