“Cosa significa essere poeta in tempo di guerra?/ Significa chiedere scusa,/ chiedere continuamente scusa/ agli alberi bruciati,/ agli uccelli senza nidi, alle case schiacciate,/ alle lunghe crepe sul fianco delle strade,/ ai bambini pallidi, prima e dopo la morte/ e al volto di ogni madre triste/ o uccisa!”
La poesia di Hend Jouda (1983), nata nel campo profughi di al-Burej a Gaza, continua parlando della vergogna di chi è al sicuro, perché ha cibo, acqua, possibilità di fare la doccia. E conclude “Mio Dio,/ non voglio essere poeta in tempo di guerra.”
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