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Domenica 22 dicembre 2024

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Più di mille ex voto nel santuario di San Chiaffredo di Crissolo

Raccontano di gente sopravvissuta, “per grazia ricevuta” dal santo, alla guerra, a un incidente sul lavoro, in montagna o sulla strada, a una malattia grave...

La Guida - Più di mille ex voto nel santuario di San Chiaffredo di Crissolo

C’è un luogo di culto, in alta Valle Po, nel territorio del Comune di Crissolo, che ogni anno richiama a sé migliaia di fedeli o di semplici visitatori: è il santuario di San Chiaffredo, soldato dell’impero romano appartenente alla Legione Tebea, che fu prima decimata e poi massacrata ad Agauno (l’attuale Saint Maurice, in Svizzera) il 22 settembre 286 dopo Cristo. Per quel don Luigi Destre, che qui era soprannominato il “papa del Monviso”, era una sorta di seconda casa, di residenza estiva: lui era l’anima ed il cuore di questo santuario votivo, grazie alla sua simpatia e alla sua ineguagliabile esuberanza. Chi visita il santuario si rende immediatamente conto dell’impatto popolare di questo Santo. Nonostante i numerosi saccheggi dei secoli scorsi, infatti, si possono contare ancora un migliaio di quadri ex voto che ne ornano le pareti. Raccontano di gente sopravvissuta alla guerra, allo scoppio di un ordigno, a un incidente sul lavoro, in montagna o sulla strada, a una malattia contro la quale i medici sembravano essersi arresi. Uno spaccato di vita dell’ultimo secolo, e forse più, che merita davvero una gita fuori porta.

Per comprendere come Chiaffredo arrivò in Val Po, bisogna aggrapparsi alla tradizione popolare che ha tramandato diverse ipotesi. Una di questa vuole che Chiaffredo sia stato posto di guarnigione a Crissolo per il controllo tra la Gallia Cisalpina e quella Transalpina e che – giurando fedeltà all’impero di Diocleziano e Massimiano e rifiutando di rinunciare alla fede cristiana – venne di conseguenza martirizzato. Un’altra vuole che Chiaffredo sia sfuggito alla strage di Agauno per poi essere martirizzato nelle vicinanze del santuario. Anche sul ritrovamento delle reliquie (18 novembre 522 d.C.) si narrano numerose leggende. La più suggestiva riguarda il contadino che, mentre stava arando il suo campo posto nelle vicinanze di un profondo burrone, assistette alla caduta dei suoi buoi per molti metri per ritrovarli sani e salvi sopra il sepolcro del martire. Grazie a questa leggenda il santuario è noto come custode di numerosi quadri votivi donati al Santo come ringraziamento per le “Grazie ricevute” di scampato pericolo, in merito a numerosi incidenti realmente accaduti a devoti di San Chiaffredo.
Nella chiesa sono conservate alcune reliquie di San Chiaffredo: le ossa di una coscia, una mano e una piccola porzione di corpo, poiché nel 1593, temendo che venissero profanate, furono trasferite dapprima nella fortezza di Staffarda e poi nel 1642 furono trasportate nella Cattedrale di Saluzzo, dove sono ancora attualmente conservate. Proprio in questa occasione San Chiaffredo fu proclamato patrono della città e della diocesi di Saluzzo.

Il santuario di San Chiaffredo fu eretto nel periodo compreso tra il 1440 e il 1441 per opera di Ludovico I (Marchese di Saluzzo) sulle fondamenta della vecchia chiesetta. Nel 1548 Enrico di Francia prese solennemente possesso della città di Saluzzo e di tutte le Terre del Marchesato.
I francesi riservarono attenzioni molto particolari al santuario di San Chiaffredo, infatti nel 1551 venne ampliato con la costruzione della maestosa navata centrale a cura di Francesco Caglia di Milano. Negli anni a seguire il santuario fu protagonista di molte vicissitudini: dall’occupazione militare di Carlo Emanuele I ai crolli provocati dalle nevicate. L’ultimo sostanzioso restauro risale agli anni 1975-76 con la sistemazione della volta centrale gravemente danneggiata dalle nevicate del 1972. Il santuario è aperto tutte le domeniche di luglio con Messe alle 11 e alle 16 e il sabato alle 16. Per poter vedere il suo portone aperto tutti i giorni con annesse celebrazioni liturgiche quotidiane bisognerà attendere l’inizio del mese di agosto.

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