È stato battezzato “carcere sicuro” ed è la prima risposta dell’esecutivo alla situazione di emergenza degli istituti penitenziari, sovraffollati e segnati nel 2024 dal drammatico conto dei suicidi in questi primi sei mesi: 49 di detenuti e 5 di guardie. Cifre mai così alte. Il decreto approvato in Consiglio dei ministri è stato illustrato dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio in conferenza stampa mercoledì 3 luglio. I provvedimenti varati tendono, nelle parole del guardasigilli, verso una “umanizzazione carceraria”.
Comunità per detenuti al posto del carcere
Al centro del provvedimento c’è l’istituzione di un albo di comunità. Si tratta di strutture che potranno accogliere alcune tipologie di detenuti – come quelli con residuo di pena basso, i tossicodipendenti e quelli condannati per determinati reati – nella parte finale della condanna. Ma c’è anche la semplificazione e lo snellimento delle procedure per la concessione della liberazione anticipata (o di misure alternative) che potrebbe diventare automatica.
Misure alternative al carcere più rapide e definitive
Le misure alternative potranno essere decise non più in via provvisoria, ma definitiva e con più rapidità dal magistrato di sorveglianza, senza passare per il tribunale collegiale. Il guardasigilli Carlo Nordio, ha spiegato in conferenza stampa: “questo intervento contempla la possibilità di trasferire in comunità persone che hanno disagi psichici, tossicodipendenti e minori”. Secondo il ministro si tratta di un passo importante: “Ci porta molto avanti nel reinserimento sociale ed è un rimedio al sovraffollamento carcerario, che non è dovuto a una decisione governativa: è il magistrato che decide dello status libertatis. E questo spetta sempre alla magistratura di sorveglianza”.
Percorsi più chiari verso la liberazione anticipata
Riguardo alle misure per rendere più semplice la liberazione anticipata, il ministro ha illustrato che “non vi sono indulgenze gratuite ma si rende più certa la procedura attraverso cui la liberazione anticipata è posta in esecuzione. Renderemo molto chiaro al detenuto il percorso ed i termini per godere della liberazione anticipata. Ci sarà una specie di ‘patto’ per metterlo subito al corrente dei suoi diritti e degli sconti che potrebbe ottenere se si comporta bene in carcere”.
Carceri. Da 4 a 6 al mese le telefonate dei detenuti ai famigliari
Per chi è ristretto aumenta anche il numero di telefonate a disposizione: da 4 a 6 al mese, con una ulteriore possibilità di incremento. “Comunicare in termini più elastici con le famiglie – ha detto Nordio – sarà un piccolo aiuto. Assieme agli strumenti di sostegno ai detenuti già messe in atto, contribuirà a rendere psicologicamente più agevole una situazione punitiva, che incide sull’umore e induce alla depressione”.
Più agenti di polizia penitenziaria e più dirigenti
Sul fronte della polizia penitenziaria è stata disposta l’assunzione di mille agenti e l’aumento del numero di dirigenti penitenziari oltre a modifiche sulla loro formazione.
Pugno duro contro mafiosi e terroristi
Si stringono invece le maglie su mafiosi e terroristi: il provvedimento prevede anche modifiche alla disciplina del regime detentivo differenziato del cosiddetto 41 bis, con esclusione all’accesso dei programmi di giustizia riparativa.
Trasferimento dei detenuti stranieri nelle carceri dei loro paesi
L’esecutivo sta stringendo accordi con Stati stranieri per trasferire i ristretti stranieri nelle carceri dei loro paesi. “Potremmo avere dai 5 ai 10mila detenuti in meno sui 20 mila oggi nei nostri penitenziari”, ha riferito il ministro.
Basta suicidi nelle carceri. Maratona oratoria
I detenuti che si sono tolti la vita nei primi sei mesi del 2024 sono 50, di cui cinque fra Torino, Cuneo, Biella e Novara. In vertiginoso aumento rispetto ai 69 dell’intero 2023. Per denunciare il dramma dei suicidi nelle carceri la Camera penale del Piemonte occidentale “Vittorio Chiusano” ha promosso, sempre mercoledì 3 luglio, in piazza Arbarello a Torino, una maratona oratoria dall’emblematico titolo: “Basta suicidi nelle carceri”.
Carceri che grondano sangue
Per tre ore si sono alternati sul palco associazioni, garanti dei diritti dei detenuti, magistrati, poliziotti e soprattutto avvocati. “Le nostre carceri grondano sangue“, ha commentato Emilia Rossi, avvocato penalista, ex componente dell’Ufficio del garante nazionale. “Dobbiamo smuovere le coscienze di chi siede in Parlamento e nel Consiglio dei ministri – ha incalzato Davide Mosso, dell’Osservatorio carceri dell’Ucpi – perché si dica ‘basta’ e si prendano provvedimenti”.
(Tratto dall’Agd – Agenzia Giornali Diocesani)