L’immagine che accoglie il lettore nell’introduzione al saggio è quella del cubo di Rubik. Ricorrendovi l’autore intende giustificare la propria scelta di privilegiare le piccole storie come tasselli di un mosaico in cui ognuno ha una sua collocazione definita, ma la trova solo tenendo conto delle relazioni con gli altri eventi.
La complessità è dunque il concetto che sta alla base del mondo, secondo l’autore. Ogni mattone del grande edificio della Storia non è un elemento autosufficiente, acquista però una funzione o, come nel caso del libro, può essere compreso in quanto collegato ad altri.
L’autore un po’ arditamente sostiene che anche in una prospettiva temporale si possono applicare tali concetti al punto che se non è agevole comprendere gli eventi quando accadono, è però necessario interpretarli “ricorrendo alle lenti della curiosità e della complessità con una visione olistica”. È a questo livello che le piccole storie acquistano valore in quanto tasselli che reggono il mosaico.
L’autore si impegna dunque in un’ampia carrellata che prende in considerazione argomenti diversi. Dalla preziosità del ferro nell’età antica al commercio degli schiavi, dall’invenzione della cartamoneta al canale di Suez: sono eventi che la Storia quasi non ricorda eppure hanno scombussolato intere civiltà o economie. Alla base c’è il bisogno delle materie prime indispensabili per una qualsiasi società specie dall’età moderna.
Con un linguaggio assolutamente comprensibile e una miriade di esempi, l’autore delinea la stupefacente complessità che sta alla base delle relazioni tra i popoli non guardando però solo al passato. Ogni capitolo dopo l’immersione nei fatti storici prevede infatti una conclusione che guida verso la contemporaneità che presenta dinamiche spesso simili certamente incastonate in un flusso continuo.
Quando il ferro costava più dell’oro
di Alessandro Giraudo
Editrice Add
Euro 20