Borgo San Dalmazzo – In tanti si sono ritrovati questa mattina (sabato 15 ottobre), su iniziativa dell’amministrazione comunale, per la commemorazione del borgarino don Mario Ghibaudo, alla vigilia della solenne beatificazione in programma domani a Boves.
Don Mario, ventitreenne, fu trucidato dai nazisti a Boves il 19 settembre 1943, in quello che è ricordato come il primo eccidio della popolazione civile per mano delle truppe tedesche nella Seconda Guerra Mondiale. Quel giorno a Boves vennero uccise 24 persone (tra cui il parroco, don Giuseppe Bernardi, anche lui proclamato Beato, e l’industriale Antonio Vassallo) e furono incendiate più di 350 case.
“Quella di don Mario è stata una scelta di forza e solidarietà – ha sottolineato la sindaca Roberta Robbione -, una scelta che deve ispirare le nostre decisioni di oggi. In tempi duri e circostanze drammatiche, c’è stato chi ha saputo dire di no alla violenza e alla sopraffazione. Anche noi, oggi, siamo chiamati a fare scelte concrete, affinchè i pensieri di pace si possano tradurre in comportamenti e azioni coerenti”.
Tra i presenti anche una rappresentanza della comunità di Schondorf, il paese della Baviera dove è sepolto Joachim Peiper, responsabile dell’eccidio del 19 settembre, con cui la comunità di Boves ha avviato un cammino di riconciliazione sfociato nella sottoscrizione di un gemellaggio. Il parroco, mons. Heinrich Weiss, ha citato una frase riportata sulla lapide commemorativa posta presso l’arco di San Rocco: “Sacerdote di Cristo con santo entusiasmo e cuore puro”, aggiungendo: “È un grande miracolo il fatto che ci troviamo insieme, italiani e tedeschi, dopo i giorni del terrore. Don Mario ci insegna ad aprire il cuore agli altri, per scoprirci tutti fratelli”.
Toccante e curiosa la testimonianza portata da don Ezio Mandrile, anche lui borgarino, che ha raccontato di aver ricevuto – all’inizio degli anni ’70 – dal papà di don Mario, “Dalmasin”, una cartella con temi, riflessioni e il diario di don Mario. Una cartella rimasta dimenticata per quarant’anni, scampata per due volte al fuoco, e poi rispuntata dal fondo di un magazzino e diventata una fonte preziosa per riportare alla luce la personalità e la fede di don Mario.
Il processo di beatificazione dei due preti martiri, iniziato nel 2013, è stato portato avanti dall’associazione “Don Bernardi e Don Ghibaudo” che nel tempo ha mantenuto viva la memoria dei “Servi di Dio” e ha dato il via al cammino di riconciliazione, “per costruire ponti là dove la storia aveva scavato fossati”.
“Sono giornate importanti e significative per la nostra storia – ha sottolineato l’onorevole Chiara Gribaudo -. Conciliazione, cura della persona, pace: sono parole quanto mai attuali. Vanno riprese, ma senza omettere pezzi della nostra storia. Non ci può essere spazio per l’indifferenza e l’indifferentismo”. Presente anche l’Anpi, rappresentata da Ughetta Biancotto.
A nome dei familiari di don Mario è intervenuta la nipote Tiziana Ghibaudo: “Solo il tempo permette di compiere certi passi. Per me il passo più difficile è stato andare a Schondorf. Lì mi sono chiesta: Ma Dio, con che lingua parla? La risposta è: parla con la voce del cuore, e solo con quella. Don Mario è stato coerente con i suoi valori, senza farsi troppe domande. Ha agito come persona, come essere umano e quando sei profondamente persona diventi un tutt’uno con la realtà che c’è intorno”.
In chiusura, ancora un messaggio di speranza, affidato alla voce della piccola Gaia, che ha letto una poesia di Gianni Rodari.
Domani (domenica 16 ottobre) a partire dalle 14, a Madonna dei Boschi di Boves, la solenne cerimonia di beatificazione di don Ghibaudo e don Bernardi, presieduta dall’inviato del papa, il cardinale Marcello Semeraro.