Oltre al castello di Verzuolo, che da un paio d’anni a questa parte è in piena rinascita grazie a un vivace programma di iniziative culturali e ricreative, l’antico borgo della Villa ospita anche un altro capolavoro di epoca medievale, tappa obbligatoria dell’itinerario ad anello dedicato alla collina. Si tratta dell’antica parrocchiale dei Santi Filippo e Giacomo, spesso visitabile grazie all’impegno dei volontari dell’Acv (Associazione culturale verzuolese) in concomitanza con le aperture del castello.
Costruita a cavallo tra l’undicesimo e il dodicesimo secolo, la chiesa era una dipendenza diretta dell’abbazia benedettina di San Benigno di Fruttaria, e fungeva da avamposto degli interessi economici dell’ordine nella Valle Varaita. Al tempo, l’edificio era collocato nel primo nucleo cittadino di Verzuolo, sorto all’interno della seconda cinta muraria del castello. Di quell’epoca restano intatte la torre campanaria e la cella contenente un ciclo di pregevoli affreschi dedicati alle gesta di San Nicola di Bari. L’elemento di gran lunga più antico della facciata è però un’epigrafe romana ritrovata nella vicina Falicetto, e integrata nel corpo della costruzione: l’iscrizione risale al primo secolo dopo Cristo ed è la dedica funeraria del nobile Pramion alla moglie Enica Comiogia, figlia di Nevius. Nella prima metà del Quattrocento, l’impianto della chiesa venne completamente rivoluzionato: si passò da tre navate a un’aula unica, e la volta venne sopraelevata con la realizzazione di ampie crociere.
Le spese vennero in gran parte sostenute dal Comune di Verzuolo, che a quanto pare già godeva di una notevole indipendenza economica. In questa fase venne anche realizzata la facciata attuale, con un profilo a capanna e alcuni pregevoli affreschi – attribuiti alla prestigiosa bottega dei Pocapaglia – che raffigurano San Cristoforo, Santa Barbara, i Santi Filippo e Giacomo e la Vergine con il Bambino. L’edificio venne consacrato nel 1441, e qualche anno dopo la chiesa parrocchiale venne pure dotata di un fonte battesimale, collocato sul lato dell’ingresso, mentre nel 1472 si completarono i dipinti in facciata con la scena della deposizione di Gesù dalla croce a firma di Johane Petro. Sempre a fine Quattrocento venne anche costruito l’abside pentagonale, mentre nel Seicento vennero realizzate la sacrestia e la cappella a sinistra dell’altare maggiore, commissionata dal conte Silvestro della Manta. L’ultimo, macroscopico intervento è la realizzazione della cappella della Beata Vergine dei sette dolori, o cappella della Pietà: la costruzione, a pianta poligonale, fu finanziata dalla famiglia Riverio e successivamente divenne patronato della famiglia Boaerelli. Infine nel 1819 la sede parrocchiale venne trasferita nella chiesa dei Cappuccini, situata nella parte nuova del paese. In quell’occasione fu traslato anche l’antico fonte battesimale, che tuttora si trova nella nuova chiesa dei Santi Filippo e Giacomo. Da allora l’antica parrocchiale ha conosciuto due secoli di abbandono, per poi venire riscoperta grazie all’impegno dei volontari dell’Acv verzuolese.