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Lunedì 14 luglio 2025

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Aggredì e picchiò per un bacio non indirizzato a lui: condannato

Per l'uomo tre anni e otto mesi di reclusione, dopo la richiesta di quattro anni da parte del pubblico ministero, a fronte di una prima ipotesi di un anno

Cuneo

La Guida - Aggredì e picchiò per un bacio non indirizzato a lui: condannato

Era stato davvero un compleanno tristemente indimenticabile quello del 20 maggio 2023 per il giovane cuneese preso a pugni per un bacio “lanciato” a un amico, il festeggiato di quella sera, col quale era uscito per un’allegra serata insieme ad altre persone. Autore della violenta e improvvisa aggressione A. C., 27enne nato in Albania che quel bacio, nel mezzo della folla di piazza Boves, lo aveva percepito come indirizzato a sé e per questo, mentre urlando insulti si era scagliato contro la vittima e lo aveva colpito con un pugno sopra l’orecchio, continuando a picchiarlo anche quando l’altro era ormai a terra indifeso, causandone la frattura della clavicola e altre lesioni per complessivi 87 giorni di prognosi. In aula gli amici che erano con lui avevano confermato la dinamica dei fatti riferita dalla vittima: “Stavamo festeggiando il mio compleanno e ce ne andavamo in giro per i fatti nostri – aveva riferito alla giudice il festeggiato -, eravamo a braccetto e il mio amico si è girato verso di me per darmi un bacio sulla guancia in segno di affetto”.
Di qui il rinvio a giudizio con l’accusa di lesioni aggravate dalla prognosi superiore a quaranta giorni, dai motivi abbietti e futili e dalla finalità di discriminazione. Al termine dell’istruttoria però il vice procuratore ordinario Raffaele Delpui aveva chiesto per l’imputato il riconoscimento delle attenuanti generiche ed esclusa l’aggravante dell’omofobia ne aveva chiesto la condanna a un anno di reclusione, per quel gesto di un ragazzo che “si era divertito a fare il galletto con gli amici aggredendo la vittima con il pretesto di ergersi a difensore di presunti valori che tali non sono”, insomma un voler menare le mani a ogni costo cogliendo il primo pretesto possibile.
Non così per il difensore di parte civile, l’avvocato Antonio Dell’Aversana che ha ribadito nella sua arringa il fatto che si procedesse in quel contesto per lesioni aggravate dall’entità, una prognosi di 87 giorni, e dall’intento discriminatorio oltre che di futili e abietti motivi: “Il mondo descritto dall’accusa è un mondo ideale dove due uomini che vanno in giro sotto braccio non dovrebbero destare scalpore ma non è così e l’espressione usata è esattamente ciò che l’aggravante richiede”, chiedendo un risarcimento di 15.000 euro.
Per il difensore avvocato Enrico Gallo invece quelle parole, che nella cronologia dei fatti avevano immediatamente preceduto l’aggressione, andavano lette come un semplice insulto, dato che nessun elemento esterno poteva indurre il suo assistito a ritenere che quel ragazzo fosse omosessuale, così come non era chiarita la dinamica dell’aggressione tanto che un testimone aveva parlato di colluttazione, indicando così reciprocità nello scambio di colpi, e per questo aveva concluso con la richiesta di assoluzione.
All’udienza nella mattinata di oggi (lunedì 14 luglio) fissata per le repliche e la sentenza, il pubblico ministero togato titolare del fascicolo, dott. Mario Pesucci, si è presentato in udienza rivedendo a 360 gradi le conclusioni presentate pochi giorni prima dal vice procuratore. Niente attenuanti generiche per l’imputato, considerati i suoi precedenti e la condotta processuale dato che in nessun momento dell’istruttoria aveva manifestato una minima volontà di scusarsi con la parte offesa e, stando a quanto emerso dall’istruttoria, il riconoscimento delle aggravanti sia per l’entità delle lesioni sia per l’intento discriminatorio, dato che quell’azione era intenzionalmente diretta a far percepire all’esterno il proprio intento.
Non solo un anno quindi, ma quattro anni di reclusione la richiesta di condanna rivista e presentata dall’accusa alla giudice Graziana Cota che ha accolto la richiesta del pubblico ministero, condannando l’imputato a tre anni e otto mesi di reclusione in virtù delle aggravanti relative all’entità delle lesioni e ai motivi futili e abbietti, escludendo quella della discriminazione sessuale. A carico dell’imputato anche la provvisionale di 5.000 euro per la parte civile e l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni.
“Siamo soddisfatti dell’entità della pena che riconosce la gravità del fatto – ha commentato Dell’Aversana – anche se c’è il rammarico per il mancato riconoscimento della discriminazione che invece è stata riconosciuta da altri giudici secondo un’interpretazione più progressista della norma. La decisione conferma comunque un vuoto normativo su questo punto, che invece a livello politico merita una riflessione affinché tali episodi non trovino più spazio”.
Nell’annunciare ricorso in appello in quanto all’entità della condanna, l’avvocato Gallo si è detto comunque parzialmente soddisfatto per la decisione della giudice di escludere l’aggravante discriminatoria dal suo provvedimento.

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