Non hanno soluzioni a portata di mano, ma l’analisi della questione salariale offerta dal “dialogo” dei due autori è punto di partenza per una riflessione articolata sul mondo del lavoro, sulle dinamiche e sui rapporti che vi si instaurano. Che il tema dei salari sia diventato una “questione” dice la complessità dell’argomento che gli autori affrontano secondo un ordine che va dal chiarire i presupposti fino allo sviscerare i suoi aspetti diversi senza dimenticare le proposte di soluzione che sono state via via avanzate.
L’analisi mette a tema dunque riflessioni di carattere storico che vanno a intrecciarsi con l’evolversi del panorama economico e sociale. L’orizzonte è ristretto all’Italia, ma non può che far riferimento anche a “modelli” diffusi in altri stati e alle direttive dell’Unione Europea in materia.
La sintesi di quanto emerge dallo sguardo storico è nel lapidario titolo del primo capitolo: La caduta in basso. Dagli anni Novanta si assiste a una stagnazione salariale. Con altrettanta schiettezza si denuncia il motivo di tale situazione “Abbiamo giocato in difesa” e più avanti “Siamo pigri”. Perciò “ragionare intorno alla questione salariale, vuol dire riflettere sul nostro paese”.
Il rapido cambiamento del mondo produttivo e quindi del lavoro non è stato accompagnato da un’adeguata capacità di risposta. L’inefficienza degli interventi correttivi si spiega sia con situazioni oggettive, che rischiano di farsi strutturali, sia con una miopia imprenditoriale e politica che non sfrutta le potenzialità presenti. Il frazionamento in tante aziende “cocciutamente” piccole, gli scarsi investimenti nella ricerca e nell’innovazione, il troppo lento aggiornamento nelle competenze professionali dei lavoratori hanno influito sul mercato del lavoro e sulle retribuzioni.
D’altro lato gli autori registrano una crisi della rappresentatività sindacale che si ribalta sul dibattito intorno ai salari e non solo. In queste discussioni è andata scomparendo la questione economica a favore del tema della flessibilità e della precarietà. Allo stesso modo, dicono gli autori, l’opinione pubblica è stata orientata a considerare la riduzione della pressione fiscale come l’opzione più realistica e favorevole. Meno tasse per tutti, è diventato uno slogan, scordando però che sulla tassazione si fonda il patto di solidarietà sociale tra chi paga di più e chi di meno. Tanto più poi che il problema non è solo la quantità di tasse da versare, bensì l’uso che poi se ne fa.
Da questa lucida analisi ne consegue che, se non ci sono scorciatoie facili, la stagnazione non può considerarsi condizioni immutabile. Si deve intervenire sul lavoro irregolare, sulla dimensione delle imprese, sulle competenze dei lavoratori sfoderando un coraggio che finora ha lasciato spazio alla “pigrizia”.
La questione salariale
di Andrea Garnero e Roberto Mania
Editrice Egea
euro 14,9