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Venerdì 9 maggio 2025

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Gaffe di Cirio sugli Alpini che in Russia “persero la vita per la nostra libertà”

Insorgono le opposizioni: "Parole gravi, sbagliate e offensive", Gribaudo (Pd): "Precisa scelta di revisionismo o di ignoranza storica"

Torino

La Guida - Gaffe di Cirio sugli Alpini che in Russia “persero la vita per la nostra libertà”

Non si placano le polemiche sulla frase sugli alpini e il “sacrificio per la nostra libertà” pronunciata dal presidente della Regione Alberto Cirio. Intervistato ieri (martedì 15 aprile) a Biella in occasione della presentazione della 96ª adunata degli alpini che si terrà dal 9 all’11 maggio, Cirio aveva detto “Sarà un evento di popolo ma anche di valori ed è il tributo ai tanti Alpini che nella Campagna di Russia hanno perso la vita per la nostra libertà”. Immediate le reazioni delle opposizioni.

“Parole gravi, sbagliate e offensive, che negano la verità storica e offendono la memoria di chi, come Nuto Revelli, fu testimone diretto di quella tragedia e dedicò la propria vita a raccontarne il senso e l’orrore – scrivono in una nota i consiglieri regionali del Partito Democratico -. Nella campagna di Russia l’ARMIR subì circa 85.000 perdite tra caduti e dispersi. Furono soldati mandati a morire da un regime criminale, in una aggressione militare che nulla aveva a che fare con la libertà, ma solo con l’ambizione fascista di affiancare Hitler nell’invasione dell’Unione Sovietica. È proprio per rispetto verso il loro sacrificio che non possiamo accettare questa mistificazione retorica. Non è la prima volta che Cirio cade in ambiguità di questo genere. Un presidente che si commuove alla presenza del Capo dello Stato il 25 aprile dovrebbe anche ricordare cosa quella data rappresenti: la fine di un regime criminale e della sua guerra sbagliata. La verità storica si può ristabilire sempre perché siamo liberi dal 25 aprile ‘45 grazie alla Resistenza e al sacrificio di tanti, anche degli Alpini. C’è bisogno di ricordarlo al Presidente della nostra Regione? Speriamo di no”.

Critiche anche da Avs: “Gli alpini in Russia andarono a combattere una guerra di aggressione insieme all’alleato nazista e in definitiva si trovarono mandati al macello, per volontà e scelte sconsiderate del regime fascista – ha commentato la consigliera regionale Alice Ravinale (Avs) -.  È grave che il Presidente di una Regione medaglia d’oro al merito civile per la Resistenza affermi in TV che gli Alpini in Russia combatterono per la nostra libertà. Ed è ancora più grave che questo avvenga a ridosso del 25 aprile: è un altro tassello del puzzle revisionista della destra, che da decenni ormai prova a riscrivere la storia e a sterilizzare il valore della Resistenza. Tanti furono gli Alpini che combatterono per la nostra libertà, ma lo fecero dopo l’8 settembre 1943, quando decisero di unirsi alla guerra di Liberazione antifascista come partigiani. Cirio onori costoro, a partire da Nuto Revelli, e non si presti a una propaganda bellicista che arriva addirittura a considerare un momento eroico la feroce campagna di Russia e la successiva disastrosa ritirata dell’ARMIR”.

“È del tutto evidente che non vale la pena di consigliare al nostro presidente di sfogliare qualche manuale di storia del liceo, perché la sua è una operazione di voluto revisionismo storico, che si inserisce in un clima che dura da tempo e che è tutta tesa a rimodellare la memoria pubblica – ha dichiarato Alberto Deambrogio, segretario regionale di Rifondazione Comunista -. La libertà che Cirio cita davvero a sproposito è quella garantita da chi ha combattuto il nazifascismo, magari ritornando trasformato, come nel caso di Nuto Revelli, dalla disastrosa e vergognosa campagna di Russia. Una vicenda, quest’ultima che rivelò a molti il volto insopportabile e ignobile del regime mussoliniano”.

Senza mezzi termini il commento della leader del M5S in Regione Sarah Disabato: “Se il presidente Cirio ha seguito le lezioni di Storia come segue le sedute di Consiglio regionale a Palazzo Lascaris, siamo messi bene… Gli consigliamo un meticoloso ripasso delle vicende della Seconda Guerra Mondiale, onde evitare altre imbarazzanti gaffe in futuro, e chiediamo maggiore rispetto per chi ha perso la vita in battaglia a causa delle scelte scellerate del regime fascista”.

Nel dibattito è intervenuta anche l’onorevole Chiara Gribaudo, vicepresidente nazionale del Partito Democratico. “Lo ha ripetuto per ben due volte: davanti ai microfoni della televisione e sui suoi social – ha commentato -. E allora non si può pensare sia una gaffe, quella del presidente di questa Regione, ma una precisa scelta di revisionismo o di ignoranza storica. Intanto gli consiglierei di leggere qualche libro del piemontese Nuto Revelli per capire di cosa parliamo prima di dichiarare. Perché no, Presidente, gli alpini nella “campagna di Russia” non difendevano la nostra libertà. Perché non c’era nessuna libertà: erano stati inviati al macello senza gli strumenti adeguati e senza un piano, da Mussolini per affiancare le truppe d’invasione naziste 230mila italiani, tra cui tantissimi alpini, mandati al massacro in Russia da un dittatore per la sua sete di potere.  Ricordiamo e rispettiamo il sacrificio di quei ragazzi mandati a morire nel fango e nella neve con le scarpe di cartone, ma la libertà, anche di dire certe castronerie, è stata difesa in altri momenti, nella Resistenza combattuta da tante e tanti eroi civili e militari. E il 25 aprile può essere un giorno adatto per commemorare chi ha difeso la libertà e anche chi è morto in una folle guerra voluta dal fascismo”.

Oggi è arrivata anche, via social, la richiesta di chiarimenti da parte del presidente dell’Anpi di Torino Nino Boeti: “Abbiamo stima e rispetto per il presidente eletto dai piemontesi al governo della Regione – scrive Boeti in un post su Facebook – ma le sue parole, secondo le quali gli alpini in Russia combattevano per la nostra libertà, non corrispondono alla realtà storica: i nostri soldati, insieme ai nazisti, combattevano per annullare la libertà di quel popolo e sono stati mandati lì a morire dalla follia criminale di Mussolini e del fascismo. Hanno combattuto per la nostra libertà gli alpini che dopo l’8 settembre 1943 scelsero la Resistenza. Caro Alberto la Resistenza, come sai, cominciò nel Cuneese ed aveva i nomi di Ignazio Vian e di Duccio Galimberti: io so per certo che questi uomini, con Martini Mauri e Nuto Revelli, sono stati e rappresentano tutt’oggi punti di riferimento per la tua vita e per il tuo impegno. Io ti conosco antifascista e sono sicuro che non c’è revisionismo nelle tue parole: per questo ti chiedo di chiarirlo”.

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