Il santuario di Cussanio dalla bella facciata granitica e dall’ardita cupola ottagonale, sormontata da un angelo di bronzo ricorda due apparizioni della Madonna l’8 e l’11 maggio 1521. La Chiesa è definita di ordine ionico a croce latina. Per la facciata si è parlato di un bell’intreccio di ionico e dorico. I dipinti murali sono opera del pittore Giuseppe Rollini di Intra, allievo ed amico di don Bosco: “L’adorazione dei pastori”, “La Crocifissione”, “La Madonna mediatrice di grazie per i fossanesi”, “La cacciata dal paradiso terrestre”, “Il miracolo della moltiplicazione del pane”. Sugli altari laterali centrali due importantissime tele, la prima sulla destra dell’ingresso, è quella del pittore fiammingo Giovanni Claret e si intitola “Madonna col bambino”, San Giuseppe, Sant’Agostino, è nota come “La Madonna della cintura”, la seconda di “Claudio Beaumont è “La Madonna col bambino e San Francesco di Sales”. Sempre del Claret “La Madonna del Miracolo” sopra l’altare maggiore e “San Nicola da Tolentino in preghiera”, in sacrestia.
L’arrivo dei Padri Agostiniani
Il culto della Madonna di Cussanio ebbe dal 1618 al 1802 un impulso decisivo con l’arrivo dei Padri Agostiniani del Convento di Genova, chiamati dal vescovo di Fossano di allora, Mons. Tommaso Biolato. Costruirono la chiesa, il complesso conventuale e organizzarono la devozione alla Vergine Maria con incisioni, immagini, preziose tele pittoriche, offrendo a tutti i pellegrini una spiritualità densa e una preghiera curata. In quasi due secoli di custodia irradiarono il culto della Madonna di Cussanio (venerata dagli agostiniani come Madonna della Cintura) in tutto il Piemonte, la Liguria, parte della Lombardia, la Savoia e la Provenza, e con la loro azione si incrementò ulteriormente il numero dei pellegrini. Il loro flusso continuò anche dopo che gli agostiniani dovettero lasciare il Convento a causa delle leggi di Napoleone Bonaparte. Finché a Fossano, nel 1872 per interessamento di San Giovanni Bosco, arrivò uno dei vescovi più attivi, capaci e brillanti del tempo: Mons. Emiliano Manacorda, originario di Casale Monferrato ma operante in Vaticano al servizio di Papa Pio IX. Uomo di grandissima cultura teologico-giuridica e fede ricostruì il Santuario nella forma attuale, restaurò il complesso conventuale e vi trasferì il seminario. Per la sua grande devozione alla Vergine da quel momento il Santuario, oltre a venire intitolato alla Madre della Divina Provvidenza, divenne meta di pellegrinaggio nel mese mariano da parte di ogni parrocchia della Diocesi. Nel 1875 la chiesa a navata unica fu prolungata, il vecchio coro trasformato in presbiterio e il nuovo fu sistemato dietro l’altare maggiore, furono edificate due navate laterali e gli altari di marmo divennero 7. Al centro della navata si elevò la maestosa cupola e sul fronte principale si ricostruì interamente la facciata ornandola di tre gruppi marmorei e di un peristilio con soprastante terrazzo. La decorazione fu affidata a Giuseppe Rollini di Intra che dipinse la “Natività” e la “Crocefissione” nel presbiterio oltre che diverse scene evangeliche e bibliche nelle volte.