Leggendo il romanzo di Mario Grasso è forte l’impressione di assistere a una pièce teatrale ambientata a Mosca. Una rappresentazione in cui di volta in volta arrivano sul palcoscenico nuovi personaggi. Ognuno porta le sue osservazioni intorno alla guerra in Ucraina. Al giornalista Vanni Lopez è affidato il ruolo di figura intorno a cui si raggruppano personaggi e riflessioni in cerca di chiarezza per quanto possibile
È una figura funzionale al progredire della vicenda anche se, di fatto, l’intreccio è esiguo. Le sue domande, spesso lasciate in sospeso, sopraffatte dagli interventi dei vari personaggi, provocano le numerose osservazioni che delineano una fitta trama di punti di vista la quale, a sua volta, rende impensabile ogni rapida semplificazione.
L’errore, se non la colpa, dei media occidentali sarebbe infatti uno sguardo affetto da miopia. Riduce il conflitto allo scontro/aggressione cristallizzando i ruoli in un dualismo aggressore/aggredito che ha all’origine un affrettato se non colpevole trascurare le ramificazioni politiche.
Di qui la ripetuta tendenza di ogni personaggio ad allargare lo sguardo. Sempre torna l’invito ad andare indietro nel tempo, a mettere sul piatto della bilancia una serie di eventi in apparenza estranei alla crisi ucraina.
Operazione che allo stesso tempo amplia i confini dello scenario politico. Chiama in causa altre potenze militari ed economiche. Cosicché il conflitto in quella terra assume le sembianze di una scacchiera su cui si giocano interessi politici che solo superficialmente si restringono all’Ucraina.
Coinvolta è la Nato, ma le osservazioni non sono tenere neanche con l’Unione Europea. Ciò non sul piano militare, bensì su quello politico, su posizioni consolidate ben da prima dell’invasione russa. Del resto fin dalla prima pagina l’avvertimento era già chiaro: “Tutto comincia il 24 febbraio 2022…ma anche prima!”
Ragione e follia
di Mario Grasso
Editrice Golem
euro 16