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Sabato 23 novembre 2024

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Le Comunità Energetiche Rinnovabili: un passo avanti verso l’autoconsumo

Il decreto pubblicato dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica prevede un contributo a fondo perduto fino al 40% e una tariffa incentivante

La Guida - Le Comunità Energetiche Rinnovabili: un passo avanti verso l’autoconsumo

È stato pubblicato a fine gennaio sul sito del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, il decreto che promuove la nascita e lo sviluppo delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) e dell’autoconsumo diffuso in Italia.
La nuova norma individua due strade per promuovere lo sviluppo nel Paese delle Comunità Energetiche Rinnovabili: un contributo a fondo perduto fino al 40% dei costi ammissibili, sostenuto dal Pnrr con 2,2 miliardi di euro e rivolto alle comunità i cui impianti sono realizzati nei Comuni sotto i 5.000 abitanti, e una tariffa incentivante sull’energia rinnovabile prodotta e condivisa per tutto il territorio nazionale (i due benefici sono tra loro cumulabili).
Le Comunità di Energia Rinnovabile sono “soggetti giuridici” abilitati a produrre, accumulare e condividere energia rinnovabile tra i suoi membri e la cui finalità principale è quella di fornire benefici ambientali, economici e sociali alla comunità.
I membri possono essere persone fisiche, piccole o medie imprese, enti territoriali o autorità locali, incluse le amministrazioni comunali, le cooperative, gli enti di ricerca, gli enti religiosi e quelli del terzo settore, compresi quelli di protezione ambientale. Una Comunità Energetica Rinnovabile si basa su alcuni presupposti essenziali quali la partecipazione aperta e volontaria, l’autonomia ed il controllo da parte dei membri.
Per le imprese private la partecipazione ad una Cer non può costituire attività commerciale o industriale principale e le grandi imprese non possono parteciparvi.
In una Cer vi sono dunque soggetti produttori di energia elettrica rinnovabile e soggetti che la utilizzano, tutti mantengono i diritti di clienti finali, compreso quello della scelta del fornitore di energia elettrica e, nei limiti delle regole stabilite nello Statuto del soggetto giuridico costituito, la facoltà di uscirne quando lo desiderano.
Si definisce “autoconsumatore di energia rinnovabile” quel soggetto che possiede un impianto di produzione di energia rinnovabile (fotovoltaico, eolico, idroelettrico, ecc.) e che in parte la utilizza per sé ed in parte la condivide con il resto della comunità.
Per poter accedere agli incentivi gli impianti di produzione di energia rinnovabile devono avere una potenza inferiore ad un megawatt ed essere di nuova costruzione (o esistenti ma allacciati dopo il 15 dicembre 2021) e non devono beneficiare di altri incentivi sulla produzione di energia elettrica.
Consumatori e produttori devono essere ubicati nell’area geografica i cui punti di connessione alla rete elettrica nazionale (Pod) sono sottesi alla medesima cabina elettrica primaria.
Per tutte le Comunitè Energetiche Rinnovabili sono previsti incentivi sull’energia autoconsumata sotto due forme:
– una tariffa incentivante sulla quota di energia elettrica autoconsumata virtualmente dai membri della Cer prodotta da nuovi impianti alimentati da fonti rinnovabili di potenza fino ad 1 MW. Tale tariffa è riconosciuta del Gestore dei Servizi Energetici per 20 anni ed è compresa tra 60 euro/MWh e 120 euro/MWh in funzione della taglia dell’impianto e del valore di mercato dell’energia.
– un corrispettivo di valorizzazione per l’energia elettrica condivisa afferente ad impianti di produzione e punti di prelievo connessi alla porzione di rete di distribuzione sottesa alla stessa cabina primaria pari a circa 8 euro/MWh.
Oltre a ciò tutta l’energia elettrica rinnovabile prodotta ma non autoconsumata resta nella disponibilità del produttore ed è valorizzata a condizioni di mercato.
Come anticipato, per le Cer i cui impianti nuovi, di potenza massima inferiore ad 1 Mw, sono ubicati in Comuni con una popolazione inferiore a 5.000 abitanti, è previsto un contributo in conto capitale pari al 40% del costo dell’investimento.
Tale contributo è così quantificato:
– 1.500 euro/KW per impianti fino a 20 kW;
– 1.200 euro/KW per impianti di potenza compresa tra 20 e 200 kW;
– 1.100 euro/KW per impianti di potenza compresa tra 200 e 600 kW;
– 1.100 euro/KW per impianti di potenza compresa tra 600 e 1.000kW.
Dunque il 2024 potrebbe essere l’anno di sviluppo di queste Comunità e dare avvio ad un importante cambiamento, un passo avanti nell’autoconsumo e nella svolta energetica.

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