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Lunedì 29 aprile 2024

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Incidente mortale al bike park di Viola, continua il processo

Secondo il perito di parte civile "finché non ci si accingeva a fare il salto non ci si poteva rendere conto del pericolo"

Viola

La Guida - Incidente mortale al bike park di Viola, continua il processo
“Finché non ci si accingeva a fare il salto non ci si poteva rendere conto del pericolo e quindi il biker non poteva valutare se ritirarsi dal salto”; secondo l’ingegnere Alessandro Bruno (perito chiamato dalla parte civile nel processo che deve far luce sulla morte di Andrea Pastor, 38enne vigile del fuoco a Imperia che il 3 ottobre 2021 perse la vita durante una discesa in mountain bike nel bike park di Viola Saint Gréé) quel salto realizzato con due rampe in legno senza una passerella di raccordo in mezzo era stato realizzato male e posizionato in un modo tale da impedire al biker di impostare correttamente il salto o anche rinunciare. Quel giorno la vittima aveva già percorso gli altri tracciati del bike park insieme ad amici e quella doveva essere l’ultima discesa prima di andare a mangiare. Dopo l’ultima sosta, poche centinaia di metri prima del salto, gli amici si fermarono per poi proseguire la discesa: tutti gli altri imboccarono il tracciato chiamato ‘chicken line’, mentre Pastor imboccò la pista del ‘saltimbanco’ proprio accanto all’altra. Quelli che erano partiti prima di lui non si accorsero di niente, mentre l’amico che stava proprio dietro la vittima lo vide intraprendere il tracciato con il salto e poi lo vide a terra dopo l’urto con l’angolo alla sommità della rampa di discesa. La vittima aveva urtato con il torace contro lo spigolo riportando traumi che ne determinarono il decesso poco dopo. “Nel parco c’era un’altra rampa in legno ma senza il buco in mezzo – ha proseguito il perito – ed era visibile dalla seggiovia. Si poteva essere tratti in inganno quando imboccando il ‘saltimbanco’ si intraprendeva il salto pensando ci fosse continuità. C’era il cartello ma non forniva informazioni tecniche”. “Noi non eravamo mai stati lì e non avevamo fatto un briefing prima di scendere lungo i percorsi – aveva riferito in aula uno degli amici – ma conosco una persona che c’era stata, aveva fatto quel tracciato ed era caduto in mezzo al buco ma senza ferirsi”. Il processo proseguirà il 18 aprile con le deposizioni di altri testimoni fra cui il protagonista di quella caduta.
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