Limone – I turisti sporcaccioni, il tunnel di Tenda ancora chiuso, la seggiovia di Limonetto ferma, la cappella di San Giovanni mortificata dalla costruzione di un palazzo. Tanto e altro ancora è stato “denunciato” nella lettura del testamento di Zandumeni. È il personaggio chiave del Carnevale alpino di Limone che viene decapitato in piazza, dopo il giro del paese in cui sono stati presentati i personaggi della manifestazione (gli sposi, i turchi, il dottore…). La testa di Zandumeni successivamente viene bruciata e messa in bella mostra su una lunga asta.
È il tipico rito dei carnevali alpini che simboleggia la fine dell’inverno e l’arrivo della primavera. Prima dell’esecuzione, il notaio ha reso noto il testamento di Zandumeni. La lettura è stata tra i momenti più “gustosi” della manifestazione.
Comincia bene con il ringraziamento dell’amministrazione per la gestione dell’alluvione ma poi piovono, come coriandoli, le critiche e le richieste di Zandumeni che testimoniano il sentimento della comunità.
Sono gli ultimi desideri del personaggio, tra i tanti espressi: “Un foglio bianco per il priore perché scriva una novena che faccia arrivare la neve e copra Limone per una stagione intera”; “Un bel cappello per raccogliere soldi per pagare i debiti lasciati dal presidente della Croce Rossa Italiana”; “Una cartina a quelli della LIFT per ricordagli che nel comprensorio sciistico c’è anche Limonetto e di non ricordarsi che esiste solo per fregargli l’acqua (per l’innevamento); il compito a San Giovanni “di far venire la dissenteria a quelli del Comune per aver lasciato costruire davanti alla sua cappella”.
E anche “I governanti che salgono per far la passerella al Colle di Tenda sappiano che i limonesi non sono sciocchi e non dimenticano le promesse; se al prossimo carnevale il Tenda non sarà aperto rischiano di prendere il posto di Zandumeni”.
Martedì grasso la comunità di Limone per il secondo anno ha rimesso in piedi con successo la manifestazione che si rifà alle antiche feste dionisiache e saturnali in cui si realizzava un totale ribaltamento dell’ordinamento sociale.
Le convenzioni sociali in quelle giornate venivano sospese e in nome dello scherzo e della dissolutezza, ognuno era libero di dire ciò che voleva e lasciarsi andare ad azioni fuori dal comune. E anche l’ultimo degli ultimi poteva sentirsi un re.